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“Le multe da autovelox noleggiati sono valide”: la sentenza della Cassazione
Multe da autovelox noleggiati, la decisione dopo il ricorso di un’automobilista sarda

Anche le multe da autovelox noleggiati vanno pagate. E non si possono annullare solo perchè il Comune che le ha emesse ha affidato il servizio ad una ditta privata. Semmai si può discutere se tra quest’ultima e l’ente locale vi sia un rapporto valido. Ma accertare se le multe da autovelox noleggiati si basino su un fondamento giuridico è tutt’altra questione. A decretarlo, riporta Il Messaggero, la Cassazione, riguardo alla sanzione comminata da un Comune della Sardegna. Il quale, a titolo di noleggio degli apparecchi, paga all’azienda costruttrice il 29% degli importi delle multe. Il giudice ha detto dunque no definitivo al ricorso presentato da una guidatrice del luogo.
MULTE DA AUTOVELOX NOLEGGIATI, IL RICORSO DELL’AUTOMOBILISTA
La donna, assistita da una legale del Foro di Oristano, gli si era rivolta dopo che la Polizia urbana di un Comune della stessa provincia sarda le aveva elevato una contravvenzione. Il motivo un’infrazione commessa nel giugno del 2008 e rilevata dall’autovelox. Nel reclamo l’automobilista ha fatto presente che rilevare da remoto le violazioni è “ammissibile purché i dispositivi siano gestiti sotto il diretto controllo della Polizia stradale“. Nel suo caso, invece, ad accertare l’infrazione sarebbero stati degli “addetti di società privata, cointeressata ai proventi delle sanzioni“.
MULTE DA AUTOVELOX NOLEGGIATI, LA REPLICA DELLA CASSAZIONE
Riceverne una percentuale, sottolinea, avrebbe quindi trasformato il contratto di appalto in aleatorio, in quanto condizionato da un evento e non dal servizio svolto. In primo grado, il Giudice di Pace aveva annullato il verbale. La decisione era stata però ribaltata in Appello, sorte ricevuta anche in Cassazione. Che ha stabilito che la remuneratività del servizio “non è rilevante, in quanto le violazioni devono essere accertate dalla Polizia Municipale“. Cosa effettivamente avvenuta, operando ‘ex post’ mediante accesso ad un database. La donna è stata dunque condannata a pagare la multa e mille euro di spese processuali al Comune citato.
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