Italia
Terremoto Abruzzo, sentenza choc dei giudici: “Colpa delle vittime”
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Ha dell’incredibile l’ultima decisione presa dal Tribunale dell’Aquila sul terremoto Abruzzo. I magistrati nelle scorse ore si sono espressi sul crollo di una palazzina, avvenuto nel centro del capoluogo. E che costituì solo una delle tragiche conseguenze del terribile sisma che il 6 aprile 2009 si abbattè su di esso e sul suo circondario. Ebbene, secondo i giudici, sarebbero state le stesse vittime a provocare la propria morte. Incredibile ma vero. Ma la cosa più sconcertante è che, ad avviso dei decisori, chi ha perso la vita sarebbe colpevole di…non essere uscito di casa.
TERREMOTO ABRUZZO, LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA
Cosa che, si legge nella sentenza riportata da ‘Il Centro’ e ‘Il Messaggero, avrebbe dovuto invece fare. Lo imponeva la forza delle due scosse parte di uno sciame che andava avanti da mesi. Invece nell’episodio morirono circa 24 delle 309 vittime totali del terremoto. 24 vite spezzate, che purtroppo non riceveranno tutta la giustizia che meritano: il giudice monocratico del Tribunale civile dell’Aquila, Sara Croci, ha infatti definito “fondato il concorso di colpa” dei deceduti, protagonisti di una “condotta incauta“. E ai quali per questo verrà corrisposto il 30% in meno del risarcimento stabilito.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
![Stato vegetativo per formaggio, giudizio pediatra mancato. Stato vegetativo per formaggio, giudizio pediatra mancato.](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/social/public/foto/2024/03/18/1710741304-ajax-request.jpg?_=1710741304)
Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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