Cronaca
Assenteismo in Regione Lazio, la rete della GdF su 9 dipendenti ‘furbetti’
Assenteismo in Regione Lazio, gli indagati presterebbero servizio presso un ente gestito dalla Pisana
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Assenteismo in Regione Lazio, il terremoto. Gente che ‘saltava’ quasi 200 ore di lavoro, per andare a fare shopping o dal parrucchiere. Gli inquirenti lo hanno scoperto indagando tra il personale del parco naturale dei Monti Lucretili. Per questo motivo, a carico di 9 soggetti la Procura di Tivoli ha richiesto il divieto di dimora a Palombara Sabina, dove ha sede il parco. Misura cui il Gip del Tribunale della città ha dato parere favorevole. Le indagini, condotte da magistrati e Guardia di Finanza, hanno permesso di far luce sulla diffusione del fenomeno nell’ente. Che copre 13 comuni tra Tivoli e dintorni ed è visitato ogni giorno da tantissima gente.
ASSENTEISMO IN REGIONE LAZIO, I COMPORTAMENTI FRAUDOLENTI
Peccato che alcune delle persone che lo gestivano al lavoro preferivano le proprie attività personali. Oppure, in qualche caso, starsene comodamente a casa, che lasciavano solo in coincidenza dell’orario di fine turno, per andare a timbrare il cartellino. In questo modo, del tutto illegittimo, avrebbero tolto attività al parco pubblico. E a farne le spese sarebbero stati altri più puntuali colleghi, che hanno dovuto sobbarcarsi anche gli intervalli scoperti. Ma c’è di più: durante il periodo delle indagini, i dipendenti risultavano, per gran parte del tempo, in smart working. Un modo forse per non destare sospetti. Ma, purtroppo per loro, non avevano fatto i conti con l’acume degli inquirenti.
ASSENTEISMO IN REGIONE LAZIO, LE INDAGINI
I quali hanno installato telecamere nascoste vicino sia all’apparecchio ‘marcatempo’ che alle entrate della struttura. Ma numerosi sono stati anche i pedinamenti effettuati dagli uomini delle Fiamme Gialle. Che, durante uno di essi, hanno scoperto il comportamento fraudolento di uno degli indagati. Quest’ultimo infatti, tra luglio e ottobre 2021, si sarebbe allontanato senza motivo dal proprio posto di lavoro per ben 41 volte. 34 sarebbero state invece le occasioni in cui un collega avrebbe fatto lo stesso. Ma nel computo sono presenti anche tanti altri illeciti di vario tipo. A tal proposito, gli inquirenti starebbero vagliando la posizione anche di altre 21 persone.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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