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Prezzo medio della benzina ecco cosa è e come funziona

Il Consiglio dei ministri ha varato un decreto per favorire la trasparenza dei prezzi della benzina nelle stazioni di servizio per contrastare i rincari delle ultime settimane

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Prezzo medio della benzina ecco cosa è e come funziona

Il prezzo medio sulla benzina è la novità dell’esecutivo per combattere il caro carburante e l’eccessiva speculazione.

Che cosa è il prezzo medio della benzina? Il governo Meloni nella riunione di ieri sera ha deciso le modalità per contrastare il caro carburante e la speculazione in atto, introducendo una vera novità nel panorama italiano. Con il prezzo medio sulla benzina si obbliga infatti il distributore di benzina a esporre accanto al prezzo proposto, il prezzo medio nazionale della benzina  diffuso dal ministero dei trasporti.

Come funziona il prezzo medio della benzina?

Ogni distributore in Italia dovrà esporre al mattino il prezzo medio di tutti i tipi di carburante, ad esempio il diesel, che verrà elaborato ogni giorno dal ministero dell’Ambiente. In questo modo, il consumatore vedrà la differenza tra il prezzo medio e quello adottato dal singolo benzinaio. Secondo questa modalità il governo crede di combattere la speculazione e i rincari ingiusti delle varie compagnie petrolifere.

Comunque il tanto atteso taglio alle accise non è avvenuto, e la stretta del governo per contrastare il caro carburanti è racchiusa soltanto in questa piccola novità del prezzo medio da esporre che però, oltre a un’operazione trasparenza di fatto, a detta dei distributori di carburante, non abbasserà molto la corsa al rialzo. Ci si aspettava sicuramente di più dal governo ma, fonti di palazzo dicono che l’azione del governo si è concentrata sopratutto per contrastare gli aumenti del gas.

Chi farà i controlli ai distributori?

Secondo il governo sarà l’Antitrust a vigilare sull’assenza di cartelli sul prezzo, mentre la Guardia di Finanza vigilerà sul rispetto della norma. In caso di violazione della norma sono previste delle sanzioni e addirittura, in caso di recidiva, potrebbe essere sospesa l’attività per un periodo minimo di 7 ed uno massimo di 90 giorni.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.

La dinamica

Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.

L’arresto

L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.

Dettagli della vicenda

Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.

Le conseguenze legali

Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.

Indagine della Corte dei Conti

Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.

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