Italia
Ornela Casassa, lo sfogo virale contro il lavoro sottopagato: “Basta abbassare l’asticella” (VIDEO)
Ornella Casassa, la storia di un’ingegneria ligure che in poco minuti ha fatto il giro del web
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Ornella Casassa, un nome che nelle ultime ore è salito di prepotenza agli onori della cronaca. Merito di una frase: “A 27 anni devo vivere con 750 euro al mese? Non lo possiamo più accettare“. L’ingegnera l’ha pronunciata in un video finito su Tik Tok e diventato in breve virale. Il filmato è stato girato in un ristorante, dove la giovane si trovava a cena con un’amica consigliera della Regione Liguria in una lista di centrosinistra. Proprio quest’ultima ha pubblicato il video in cui Ornela dice di aver rifiutato la cifra, offertale al termine di un tirocinio in uno studio.
Il motivo? È presto detto: “Non ci pago l’affitto, non ci vivo“. E poi si scaglia contro la sinistra: “Deve far capire che dobbiamo smettere di abbassare l’asticella“. Una storia come ce ne sono tante nel mondo del lavoro giovanile, sempre più precario e mal retribuito. E non tutte purtroppo hanno la forza di uscire allo scoperto. Lei però ci è riuscita, dopo che 10 anni fa si è trasferita a Genova dalla sua Chiavari. “Lavoravo da 6 mesi in quello studio ingegneristico – racconta al Corriere della Sera – Erano soddisfatti di avermi nel team e mi hanno proposto una collaborazione a 900 euro a partita Iva. Tolte le tasse, erano quindi 750 euro. Solo 150 in più rispetto al tirocinio. Per me è stato uno schiaffo“.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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