L’ACI scrive a Gualtieri. In una lettera indirizzata al primo cittadino della Capitale, l’Automobile Club d’Italia interviene riguardo l’accesso delle auto ‘storiche’ al Centro della città. Un’opinione che, spiega, fornisce in quanto “principale punto di riferimento degli automobilisti italiani” e in particolare “tutela del motorismo storico in tutte le sue forme“. Un compito che, sin dalla fondazione, 118 anni fa svolge “investendo con continuità ingenti risorse” e, da dieci anni a questa parte, attraverso il “Registro di ACI Storico“. La sua missione, prosegue, è “salvaguardare la qualità“, in contrasto con quella quantità su cui invece puntano altri club e associazioni. Per questo, sottolinea, serve “distinguere tra auto storiche e vecchie“, privilegiando la “percentuale” delle prime “rispetto al parco circolante di Roma“.
L’accesso al cuore storico della Città Eterna, a suo avviso, deve essere dunque limitato a “quei modelli che rappresentano un’indiscutibile testimonianza dell’industria dell’automobile nel tempo“. E, continua, se essi vengono distinti da quelli vecchi, non è più possibile affermare che “tutte le auto, compiuti vent’anni, possono diventare, se ben conservate, di interesse storico e collezionistico“. E, a tal proposito, cita la “Lista di Salvaguardia“, che contiene tutte le auto con le “qualità” per essere definite storiche. L’elenco, redatto cinque anni fa, viene aggiornato con cadenza annuale. E, dai dati relativi al triennio 2019-2021, si evince che “solo il 20% delle auto in possesso del CRS” vi sono inserite. Il restante 80% è quindi costituito di auto vecchie.
L’ACI SCRIVE A GUALTIERI: “BASTA PENALIZZARE LE AUTO STORICHE”
Le quali, suggerisce, andrebbero rottamate “per contribuire al ringiovanimento del parco circolante italiano“, incidendo inoltre sui “problemi di inquinamento e sicurezza stradale“. In più, fa presente, le auto storiche, visto il loro valore, “non vengono usate quotidianamente, bensì raramente e con molta cautela“. Ma non solo: nel mirino dell’ACI c’è anche l’art.60 del Codice della Strada, che regola il settore. E che, spiega, “risale a 31 anni fa, quando il fenomeno era molto meno esteso e gli appassionati molti meno“. Una norma quindi “palesemente superata“, che non riconosce “il valore di ACI e di altre case automobilistiche, come la Ferrari” nella tutela del motorismo storico. E tra le anomalie ci sarebbe anche “la registrazione del certificato cosiddetto CRS“.
Il quale, spiega, viene “rilasciato da soggetti privati“, visto che, a livello pubblico, non esiste una disciplina nè tecnica nè tariffaria. Pertanto, conclude la missiva, “riteniamo che non sia oggi corretto rischiare di penalizzare le vere auto storiche“. Ma che, al contrario, serva adottare provvedimenti che “siano sempre riconducibili ad una ratio ben chiara. Quella di tutelare e preservare il valore del vero patrimonio storico motoristico italiano“.