Italia
Casco sui monopattini, Governo al lavoro sulla sicurezza stradale
Casco sui monopattini, le parole del viceministro alla Mobilità Galeazzo Bignami
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Casco sui monopattini, ma non solo. In arrivo ci sarebbero importanti modifiche al codice della strada. Il Governo considera il circolare in sicurezza una priorità e per questo starebbe lavorando alacremente per renderle operative il prima possibile. A confermarlo, questa mattina, il numero due del Dicastero alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibili, Galeazzo Bignami. Il quale è intervenuto sul tema durante il ‘Forum Automotive” che si sta svolgendo a Milano.
“Chi utilizza un monopattino, anche in sharing, dovrà utilizzare il casco“, ha annunciato. Spiegando che i colloqui con le parti in causa sono in corso: “Ne stiamo parlando con le imprese. Siamo fermi sulla necessità di rendere disponibili i dispositivi di protezione personale a chi utilizza mezzi di micromobilità“. La strada però è tutt’altro che in discesa: “Siamo coscienti delle difficoltà, ma salvare anche solo una vita o scongiurare un solo infortunio grave ripagherebbe già dello sforzo“.
Ma il casco sui monopattini non è l’unica possibile novità. Bignami ha infatti prospettato l’introduzione anche di altre, ad essa collegate. Su tutte, quelle relative al conseguimento della patente di guida. “Bisogna portare – la proposta – le ore di prove pratiche almeno a 12, contro le 20 degli altri paesi europei“. Ma al vaglio ci sarebbero anche i test sul ‘pericolo percepito’: “Non possiamo delegare solo ai controlli su strada ma dobbiamo investire nella formazione. Serve creare una cultura della sicurezza fin dal primo approccio al volante“.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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