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Piano di pace del Papa, Francesco scende in campo per “fermare la deriva”

Piano di pace del Papa, le parole del presidente dell’Unione Mondiale dei Vecchi Credenti Leonid Sevastianov

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Piano di pace del Papa, Francesco scende in campo per “fermare la deriva”

Piano di pace del Papa. Il Pontefice, sin dallo scoppio del conflitto, si batte per far cessare le ostilità. Finora la sua azione si era basata esclusivamente sulle parole, attraverso appelli e preghiere. Stavolta però avrebbe messo in campo un’iniziativa concreta: un vero e proprio piano, da far conoscere al popolo russo e che rappresenta l’estremo tentativo per fermare la deriva. A confermare la notizia, in un’intervista a Il Messaggero, il manager e presidente dell’Unione Mondiale dei Vecchi Credenti Leonid Sevastianov.

Proprio a lui Bergoglio avrebbe affidato il ‘progetto’ per divulgarlo nel paese. “È in cinque punti – spiega – e in calce riporta la firma del Papa“. Con il quale, rivela, “ho un rapporto di lunga data. Un legame di amicizia. Per me è un padre spirituale, anche se sono ortodosso“. E smentisce la vicinanza sia al Cremlino (“Sono ben conosciuto, ma non ho più rapporti con loro“) che al Patriarcato (“Abbiamo storie parallele ma valori diversi. Noi vecchi credenti siamo più vicini all’Occidente“).

Poi entra nei dettagli del piano: “È grosso modo una road map. Si basa su una riflessione spirituale. E cioè che, prima di arrivare all’accordo, le parti devono mettersi attorno ad un tavolo e discutere. Altrimenti si scivola in una spirale dalla quale non si ritorna. Il piano non affronta i temi militari e politici, che sono compito dei leader di governo. Dopo essersi seduti al tavolo, l’accordo arriverà. Saranno gli ucraini a decidere cosa è più giusto per loro“. E sui destinatari, aggiunge che non saranno politici.

Dobbiamo divulgarlo il più possibile tra il popolo russo, per formare e informare l’opinione pubblica. Il Cremlino? No, dobbiamo far leva sulla gente. Perché quanta più lo conoscerà, tanto più il potere politica non potrà fingere che non esiste un’opinione contraria alla guerra. E allora non potrà evitare di rispondere“. Sevastianov confida nella fama di cui il Papa gode in Russia: “È molto considerato e autorevole. Prima era considerato soprattutto un simbolo dell’Occidente, oggi rappresenta il dialogo. Non benedice le armi, ma è neutrale come Gesù“.

La sua azione in Russia è coordinata dal Vaticano: “Certo, prima verifico sempre con lui. L’importante è fermare questa guerra e trovare uno spiraglio a questo incubo fratricida. Quando la guerra iniziò, mi disse che era pronto a fare qualsiasi cosa per la pace. E mi diede il permesso di parlare a nome suo in Russia“. Sevastianov è convinto che il Vaticano possa recitare un ruolo importante in questo processo: “Deve diventare una piattaforma di dialogo tra popoli e culture. E dopo questa guerra può divantare la città della pace“.

Il manager non dimentica però il problema della propaganda, che potrebbe ostacolare o fermare la diffusione del piano. Ma a suo avviso il rimedio c’è: “La propaganda esiste in televisione, ma fuori non circola così tanto. A Mosca tutto funziona come sempre. Certo, i prezzi sono saliti, ma sappiamo che l’incubo nucleare esiste ed è la cosa peggiore che potrebbe accadere. Quindi dobbiamo fermarci prima che sia tardi. Perché una brutta pace è sempre meglio di una guerra nucleare“.

Cronaca

Cicalone, fa rosicare i rosiconi e dà voce a chi non ce l’ha. “Altro che divano, provateci voi!”

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Cicalone, fa rosicare i rosiconi e dà voce a chi non ce l’ha. “Altro che divano, provateci voi!”

Cicalone è tornato a colpire, e i rosiconi da tastiera possono solo mordersi le mani! Il noto youtuber, che da anni gira le periferie più dimenticate d’Italia per mostrare al mondo quello che nessuno vuole vedere, sta facendo impazzire chi lo critica stando comodamente seduto sul divano. Con i suoi video crudi e senza filtri, Cicalone porta alla luce volti, storie e persone che per troppi sono invisibili: ragazzi sfruttati, usati come pedine da chi vuole fare la morale o raccattare qualche like, ma che in realtà non ha mai messo piede in quei posti. E allora ben vengano personaggi come lui, che hanno il coraggio di accendere i riflettori su un’Italia che fa paura, ma che esiste eccome.

Cicalone dà voce agli invisibili: e i rosiconi rosicano

Cicalone non fa video per fare il figo o per raccattare visualizzazioni facili. Lui va dove gli altri non osano: nelle periferie abbandonate, tra palazzoni fatiscenti e strade che sembrano uscite da un film distopico. Qui incontra persone che la società ha dimenticato: giovani in preda all’alcol o a sostanze, spesso sfruttati da chi li usa per i propri scopi – che sia per fare propaganda politica o per sentirsi “impegnati” senza muovere un dito. Cicalone non giudica, non fa la morale: mostra e basta. E questo dà fastidio a chi preferirebbe tenere tutto sotto il tappeto. “Sta spettacolarizzando il degrado!”, strillano i rosiconi sui social. Ma la verità è che Cicalone sta facendo quello che loro non hanno il coraggio di fare: dare un volto e una voce a chi non ce l’ha.

Altro che chiacchiere: Cicalone rischia la pelle

Parlare è facile, ma provateci voi a stare faccia a faccia con questi ragazzi! Cicalone non gira con una scorta, non ha uno staff che lo protegge: va da solo, con la sua telecamera, in posti dove un litigio banale può trasformarsi in una tragedia. Ragazzi strafatti di alcol o sostanze, che in un attimo di rabbia possono diventare pericolosi, anche per motivi stupidi. “Vorrei vedere i più ardimentosi dei rosiconi qui, a fare i fenomeni davanti a un tizio che ti fissa con un coltello in mano”, si legge in uno dei commenti dei suoi fan. E come dargli torto? Cicalone rischia la pelle per mostrare una realtà che fa comodo ignorare, mentre i criticoni se ne stanno al sicuro, a pontificare dal loro salotto con l’aria condizionata.

Sfruttati e dimenticati: Cicalone accende i riflettori

Il vero scandalo non è Cicalone, ma quello che mostra. In queste periferie, le persone non sono solo invisibili: sono sfruttate. Vengono usate come simboli da chi vuole fare la vittima o da chi cerca di raccattare consensi, senza mai fare nulla di concreto per aiutarle. Cicalone, invece, non promette soluzioni miracolose: il suo obiettivo è semplice ma potente: portare attenzione su un fenomeno che tutti fingono di non vedere. E ci riesce alla grande, con video che fanno milioni di visualizzazioni e che costringono anche i più distratti a fermarsi e guardare. Ogni volto, ogni storia che racconta è un pugno nello stomaco, ma è un pugno necessario. Perché se non ci fosse lui, chi parlerebbe di questi ragazzi?

Cicalone, un eroe moderno: i rosiconi si arrangino

Mentre i rosiconi continuano a blaterare, Cicalone va avanti per la sua strada, e meno male! Non si piega alle critiche di chi lo accusa di “sensazionalismo” o di “mettere in pericolo” le persone che filma. La verità è che lui sta facendo un lavoro che nessuno ha il coraggio di fare, e lo fa con una sincerità che spiazza. I rosiconi possono continuare a rosicare, ma Cicalone non si ferma: continuerà a girare per le periferie, a mostrare l’Italia che fa paura, a dare voce a chi non ce l’ha. E se questo vi dà fastidio, cari criticoni, alzatevi dal divano e andate a fare qualcosa di utile, invece di sparare sentenze. Cicalone è un eroe moderno, e voi siete solo invidiosi. Punto.

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Attualità

Immaginate se anziché Prodi, a tirare i capelli fosse stato un esponente del centrodestra

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Immaginate se anziché Prodi, a tirare i capelli fosse stato un esponente del centrodestra

Immaginate se il gesto fatto da Romano Prodi, azione abbastanza ignobile, di tirare i capelli a una giornalista, la quale ha tutto il diritto di fare una domanda lecita, fosse accaduto a un esponente del centrodestra.

Immaginiamo se, al posto del “Mortadella”, presidente del consiglio che ci ha affossato con l’entrata nell’Euro, oltre alle svariate privatizzazione che hanno impoverito l’Italia, al suo posto ci fossero stati il presidente del Senato Ignazio La Russa, oppure quello della camera Lorenzo Fontana, o ancora Fabio Rampelli.

Cosa sarebbe accaduto, mediaticamente parlando, se qualche esponente della destra, avesse tirato i capelli a una giornalista? Facile e anche troppo scontato: tutti i giornali del mainstream vicini all’aria progressista, avrebbero fatto dei titoli e delle considerazioni molto più severe, appellandosi al maschilismo, all’urgente bisogno di sconfiggere il patriarcato, al fatto che la violenza fascista è sempre dietro l’angolo ecc…

La mancanza di rispetto per i giornalisti non ha colore, e invece tutto tace nelle redazioni della Repubblica e al TG3.

E allora ci viene da dire dove sta il giornalismo, dove sta la libertà? La verità è che ognuno tira l’acqua al suo mulino, omettendo spesso la verità fattuale.

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