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Papa Francesco sdogana il sesso: “Cosa bella donata da Dio”

Papa Francesco sdogana il sesso ma non solo. Le parole del Pontefice in un documentario

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Papa Francesco sdogana il sesso: “Cosa bella donata da Dio”

Papa Francesco sdogana il sesso. Lo fa in occasione della partecipazione a ‘Amen’, in onda su Disney+ a partire da oggi. Nel documentario, prodotto da Jordi Evole e Marius Sanchez, Sua Santità si confronta a viso aperto su vari temi con un gruppo di giovani. Tra essi, una ragazza che vende online contenuti porno. “Dipendere dalla pornografia – la ammonisce – è come dipendere da una droga che ti mantiene ad un livello che non ti lascia crescere“.

Ma è sul sesso che il Papa fa l’affermazione più sotprendente: “È una delle cose belle che Dio ha dato alla persona umana. Esprimersi sessualmente è una ricchezza. La masturbazione? Tutto ciò che sminuisce la reale espressione sessuale sminuisce anche te e questa ricchezza che hai in te. Il sesso ha una sua dinamica, una sua ragion d’essere. L’espressione dell’amore è probabilmente il suo punto centrale. E tutto ciò che lo trascina altrove togliendolo da quella direzione, lo sminuisce“.

Dopo aver ammesso una catechesi cristiana sul sesso “non sempre matura“, il discorso passa al capitolo Lgbt. “So cos’è una persona non binaria – replica ad un’altra ragazza – Inclusività nella Chiesa? Ogni persona è figlia di Dio. Che è padre e non rifiuta nessuno. E allora io non ho diritto di cacciare nessuno dalla Chiesa. Anzi, il mio dovere è quello di accogliere sempre. Chi esclude gli Lgbt è un infiltrato che approfitta della Chiesa per le proprie passioni e ristrettezze personali“.

E non manca un accenno ai soldi: “Non vengo pagato. Quando ho bisogno di denaro, vado e chiedo. Non avere uno stipendio non mi preoccupa, perché so che mangio gratis. Se invece devo aiutare qualcuno? Gli dico, chiedi, tanto qui rubano tutti. Perciò so dove si può rubare e ti mando i soldi. Ciò vuol dire che chiedo all’incaricato gli aiuti“. Infine, sulla pedofilia nella Chiesa, auspica che “i casi non vadano in prescrizione“. Mentre sulla riforma della Chiesa, “deve iniziare dal di dentro“.

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Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

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Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

È iniziato il processo relativo alla morte di Paolo Calissano, l’attore genovese deceduto a Roma il 29 dicembre 2021. A essere imputato è l’avvocato Matteo Minna, storico amministratore di sostegno di Calissano, accusato di peculato, circonvenzione di incapace e falso. L’accusa sostiene che Minna abbia sottratto alla vittima circa mezzo milione di euro approfittando della sua vulnerabilità. Il fratello di Calissano, Roberto, ha sporto denuncia dopo aver notato anomalie nei conti e nei bonifici dell’attore.

Il ruolo dell’avvocato Minna

Il fratello di Paolo Calissano ha descritto la situazione come un “duplice dolore, perché ci fidavamo di lui”. Minna e Calissano si conoscevano da tredici anni, durante i quali l’avvocato ha gestito le finanze dell’attore. Dall’inizio del procedimento, Minna si trova agli arresti domiciliari e sono emerse circa 143 operazioni irregolari effettuate nell’arco di tredici anni. Nell’ultimo periodo della sua vita, Paolo Calissano era in uno stato di fragilità, afflitto da depressione e debiti.

Altre presunte vittime e sequestro di beni

Oltre a Calissano, Minna sarebbe accusato di aver ingannato altre persone, sottraendo denaro in modo “spregiudicato”. Per queste motivazioni, è stato disposto un sequestro di beni per un valore di 800mila euro nei suoi confronti.

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

La Procura della Repubblica di Roma ha avviato una perizia sugli smartphone di Camilla Sanvoisin e del fidanzato Giacomo Celluprica, nella speranza di ottenere informazioni rilevanti sui messaggi scambiati, per ricostruire le ultime ore di vita della giovane, trovata morta nella sua abitazione il mattino di venerdì 13 febbraio. Gli esiti della perizia sono attesi entro un mese, mentre l’indagine prosegue per stabilire le cause della morte, che è attualmente considerata come conseguenza di un altro reato.

Dettagli sulla sera della morte

Il fidanzato di Camilla ha riferito agli inquirenti che entrambi avrebbero assunto eroina la sera prima del tragico evento. Ha raccontato di essersi addormentato dopo aver consumato la sostanza e di essersi svegliato senza rendersi conto che Camilla non respirava più, portandolo a contattare i soccorsi. Nella loro abitazione è stato trovato del metadone.

Testimonianze e sviluppi delle indagini

La proprietaria del consorzio in cui viveva la coppia ha dichiarato che una collaboratrice domestica avrebbe notato che Camilla stava male già nel pomeriggio, prima dell’assunzione della sostanza. Inoltre, grazie ai tabulati telefonici, è stato rintracciato un presunto spacciatore che avrebbe venduto droga al fidanzato, risiedente a Tor Bella Monaca. Le indagini continueranno con gli esami istologici e tossicologici sulla salma di Camilla, per individuare con precisione le cause dell’arresto cardiaco che ha portato alla sua morte.

Senza segni di violenza

I primi accertamenti non hanno rivelato segni di violenza né fori da iniezione. Tra le ipotesi formulate, si sospetta che l’eroina potesse essere stata contaminata con benzodiazepine o fentanyl. Le indagini sono ancora in corso e restano in attesa dei risultati degli esami.

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