Primo Piano
Pietro Orlandi a Verissimo: “Non mi scuso con Wojtyla. Lui sapeva la verità”
Pietro Orlandi a Verissimo torna a parlare della scomparsa della sorella Emanuela e del coinvolgimento dell’ex Papa
Pietro Orlandi a Verissimo. In una lunga intervista concessa a Silvia Toffanin, il fratello della 15enne scomparsa nel 1983 si sfoga sulla lotta che da 40 anni conduce per la verità sulla sorte della ragazza. “Io la sento viva“, confida. E sulla riapertura del caso da parte del Vaticano, aggiunge: “L’ho presa come cosa positiva e da qualche parte dovrà portarci. Potrebbe durare pochissimo, perchè loro sanno come sono andate le cose“. Assicura che non si fermerà: “Non smetterò mai di cercarla. Perchè 40 anni fa siamo caduti nel vero senso della parola. E la cosa più brutta era non sapere nulla. Avevamo paura di ritrovarla morta in un cespuglio“.
La forza gli arriva dalla sua famiglia: “Mia moglie e i miei figli mi hanno sempre supportato. Patrizia ha sposato questa storia oltre me“. Poi il colloquio tocca l’argomento Papa Wojtyla: “Insieme a mio padre, era la persona che mi teneva legato alla vicenda. Lui però in negativo. Perchè io sono sempre stato convinto che lui sapesse cosa era successo a Emanuela. Quando venne a casa nostra dopo la scomparsa, ci parlò di terrorismo internazionale e ci disse di stare facendo il possibile per arrivare ad una soluzione positiva. Invece ha mantenuto il silenzio fino alla fine“.
Non vuol sentir parlare di perdono: “Ho cancellato la parola dal mio vocabolario“. Nei giorni scorsi hanno fatto scalpore le sue accuse a Giovanni Paolo II: “Non voleva offenderne la memoria” spiega l’avvocato. E Pietro aggiunge: “Non ho mai chiesto scusa perchè non ho offeso nessuno. Ho solo riportato un audio di uno della Banda della Magliana. Quelle cose poi le dicevano tutti, le sapevano in Vaticano“. Sul dossier di Padre Georg, ritenuto falso dal prelato: “Stava sulla sua scrivania. L’ha visto il cameriere del Papa e lui stesso l’ha confermato al mio avvocato“.
Sul caso lui non ha dubbi: “Emanuela è stata presa per ricattare qualcuno. De Petris ha fatto da manovale, l’ha presa e consegnata al Vaticano. Se c’entra la pedofilia? In questo caso, è stata usata per rafforzare il valore del ricatto. Il Vaticano sta facendo di tutto per non far uscire la verità, quindi tocca qualcosa di pesante“. Infine alle accuse di ‘approfittarne’ mediaticamente replica: “Mi fa male sentire sentire che Emanuela è diventata il mio brand, come se ne ricavassi dei soldi. A lei invece direi ‘ti aspetto a casa. Dobbiamo ancora suonare quel brano insieme“.
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