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Cronaca

Papà marito orco e simpatizzante nazifascista arrestato a Tivoli

Papà marito orco e simpatizzante nazifascista. Terribile vicenda conclusa con un lieto fine

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Papà marito orco e simpatizzante nazifascista arrestato a Tivoli

Papà marito orco e simpatizzante nazifascista. Non si era fatto mancare proprio nulla un 58enne di Tivoli, che ha visto quest’oggi terminare la sua ‘carriera’ di abusi ai danni della sua famiglia. In primis, riporta Repubblica, la moglie, per anni sottoposta a maltrattamenti di ogni genere. Ma l’uomo non aveva risparmiato nemmeno la figlia di 12 anni, più volte stuprata, e un altro figlio, anch’egli minore, centrato alle gambe con un fucile a piombini.

Un incubo cui hanno posto fortunatamente fine gli agenti del locale distaccamento di PS specializzati in questo genere di reati. Dopo aver effettuato alcune perquisizioni sotto la guida dei magistrati della Procura tiburtina, hanno proceduto al fermo dell’uomo. Nella cui abitazione, oltre all’arma usata per colpire il figlio, sono stati rinvenuti anche preservativi e oggetti inneggianti al nazifascismo.

A far scattare le indagini la ragazzina, che ha iniziato a confidare alla madre le orrende pratiche cui il padre la costringeva. La donna si è così rivolta alla rete territoriale che previene e contrasta la violenza di genere, la quale ha fornito alla figlia il giusto supporto. Permettendo di scoprire inoltre le violenze perpetrate dall’uomo all’ex compagna e al loro figlio, oggi maggiorenne.

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Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

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Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

SvoltaChocNelCaso: Il killer cambia versione sul telefono della vittima, e la verità è più inquietante di quanto si pensi!

La confessione inaspettata

In un colpo di scena che sta accendendo i riflettori sulle indagini, il killer ha rivelato ai pubblici ministeri di aver passato il telefono della giovane vittima a sua madre, Nors Manlapaz. Questa ammissione ha lasciato tutti a chiedersi cosa altro potrebbe emergere da questa intricata storia di inganni e misteri.

La storia che si sgretola

Prima di questa rivelazione, l’uomo aveva sostenuto di aver gettato il dispositivo in un tombino, una narrazione che ora è stata smascherata come falsa. Gli inquirenti sono in fibrillazione, e i dettagli di questo voltafaccia stanno alimentando speculazioni su possibili nuovi indizi nascosti.

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

MisteroUccisioneARoma Scopri i dettagli scioccanti sul cellulare ritrovato della studentessa uccisa, che potrebbe svelare segreti inimmaginabili! #Roma #Femminicidio #IndaginiSegrete

Il Ritrovamento Scioccante

È stato finalmente ritrovato il cellulare di Ilaria Sula, la giovane studentessa tragicamente uccisa con tre coltellate al collo dal suo ex fidanzato Mark Samson. L’apparecchio, ora sotto sequestro, è stato scoperto a casa di Samson, il reo confesso che ha abbandonato il corpo della vittima in un dirupo nella zona di Capranica Prenestina. Ma cosa potrebbe nascondere questo telefono? Gli inquirenti sono già al lavoro per analizzarlo, alimentando la curiosità su possibili messaggi o prove nascoste che potrebbero cambiare tutto.

Le Indagini in Corso

Intanto, le autorità stanno approfondendo gli esami disposti dalla Procura di Roma sul tablet e sul computer di Ilaria, oltre al cellulare di Samson. I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano a Samson l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere. È incredibile pensare a quante tracce digitali potrebbero emergere, rivelando lati oscuri di questa storia che tiene tutti con il fiato sospeso.

Il Racconto Drammatico della Madre

«Sembrava un demonio, ho avuto paura che mi facesse del male». Sono queste le parole agghiaccianti di Nors Man Lapaz, la madre di Mark Samson, durante un interrogatorio in Questura. La donna, ora indagata per concorso in occultamento di cadavere, ha descritto le ore successive al femminicidio avvenuto nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano. Ha sentito i due discutere animatamente quella mattina, e quando ha bussato alla porta, ha trovato il figlio in uno stato terrificante. Tremava e farfugliava frasi confuse, come «se non lo facevo io, ammazzavano me», lasciando intendere un possibile scenario alternativo che gli inquirenti stanno verificando con attenzione. Ma è lei che potrebbe aver aiutato a ripulire la scena del crimine e a infilare il corpo in una valigia, un dettaglio che fa rabbrividire e solleva mille domande su cosa sia davvero accaduto.

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