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Cronaca

Emanuela Orlandi, ora dalle carte spunta il nome dello zio

Emanuela Orlandi, scavano nella famiglia gli inquirenti che indagano sulla scomparsa della 15enne

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Emanuela Orlandi, ora dalle carte spunta il nome dello zio

Emanuela Orlandi, nel mistero c’entra lo zio? E’ quanto riporta stamane La Repubblica, che cita Mario M., marito di Lucia Orlandi, sorella del papà della giovane. Il nome dell’uomo comparirebbe in un carteggio che i magistrati vaticani avrebbero consegnato ai colleghi di Roma. In realtà, esso sarebbe stato vagliato in più occasioni nel corso degli ultimi 40 anni.

Secondo il documento, Mario si sarebbe reso protagonista di alcuni episodi di molestia ai danni di Natalina, sorella di Emanuela. Gli inquirenti non escludono quindi che anche la 15enne possa esserne stata vittima. Oggi defunto, l’uomo avrebbe gestito un bar presso la Camera dei Deputati.

Nel corso dei colloqui avuti con i titolari dell’inchiesta, avrebbe dichiarato che, al momento della scomparsa della nipote, si trovava a Torano, nel Reatino. Fu lui inoltre ad essere incaricato dagli stessi Orlandi di rispondere ai presunti rapitori quando questi si misero in contatto inizialmente con la famiglia della giovane.

In seguito, gli inquirenti lo inserirono tra i parenti della 15enne da tenere d’occhio. Una lista che comprendeva anche la zia di Emanuela, Anna. All’inizio dell’inchiesta, dopo aver notato di essere pedinato, si rivolse ad un agente del Sisde, Giulio Gangi. Il quale gli rivelò che a seguirlo era una macchina della Squadra Mobile.

Gli inquirenti smisero di indagare sulla famiglia di Emanuela solo quando Giovanni Paolo II parlò di rapimento organizzato dal terrorismo internazionale. Da allora le loro attenzioni si concentrarono su presunti complotti. Fino a oggi. Per la furia di Pietro Orlandi, che bolla il carteggio come l’ennesimo depistaggio.

Cronaca

Wakeman presenta un concerto solista al pianoforte degli Yes

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Wakeman presenta un concerto solista al pianoforte degli Yes

Un’ultima notte da solo al pianoforte, come ha fatto per una vita. Poi basta. Rick Wakeman, storico tastierista britannico già membro degli Yes del periodo d’oro, gli anni Settanta, dice addio a questo tipo di concerti.

Il saluto di un’icona della musica

Wakeman ha comunicato la conclusione della sua carriera dedicata a concerti solisti, dopo aver deliziato i fan con le sue esibizioni per anni. I suoi concerti hanno sempre rappresentato una fusione di virtuosismo e passione, rendendoli un’esperienza unica per il pubblico.

Un legame con il passato

Noto per il suo lavoro con gli Yes, Wakeman ha segnato un’era della musica rock progressive. Ora, con il suo ritiro dai concerti al pianoforte, si chiude un capitolo che ha incantato generazioni di ascoltatori.

Il futuro della musica per Wakeman

La decisione di Rick Wakeman segna un cambio significativo nella sua carriera. Sebbene chiuda questa porta, il suo contributo alla musica rimarrà impresso nella storia. Il tastierista promette di continuare a essere presente nel panorama musicale, ma con modalità diverse.

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Cronaca

Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

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Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

Un papà italiano per garantire alle neomamme straniere il permesso di soggiorno: è questo il meccanismo rivelato da un’indagine condotta dal commissariato Viminale. Tre donne sudamericane avevano coinvolto due senza tetto e un pregiudicato nel ruolo di padri improvvisati per i loro figli, presentandosi negli uffici anagrafici degli ospedali per dichiarare la paternità. Gli investigatori hanno scoperto una rete di sfruttamento che traeva vantaggio dalla vulnerabilità degli uomini coinvolti, offrendo in cambio denaro, pasti e sigarette.

LA BANDA

Il principale artefice del raggiro è Simeone Halilovic, 53 anni, soprannominato Kojak, che si occupava di reclutare i falsi padri e definire i compensi. Al suo fianco operavano Daniele Amendolara, 35 anni, e Settimio Possenti, 55 anni, entrambi con precedenti penali. A supportare l’inchiesta c’è anche un clochard, testimone chiave che, dopo aver subito minacce, ha fornito testimonianze cruciali. Halilovic aveva convinto il clochard a dichiararsi padre di un bambino, mentre la madre, una cittadina venezuelana di 33 anni, lavorava come escort.

IL DNA

Le indagini hanno portato alla raccolta di prove biologiche grazie alla collaborazione del clochard, che temeva per la propria vita. Halilovic, dopo aver appreso della sua collaborazione con gli inquirenti, ha tentato di rintracciarlo, dichiarando: «Se lo trovo lo taglio». Gli agenti hanno scoperto che le madri erano in realtà conviventi con i veri padri dei bambini, portando alla luce un complicato sistema di false dichiarazioni. I test del DNA hanno confermato la verità riguardante le paternità, e per Halilovic e i suoi complici sono scattate misure restrittive, mentre le tre donne sono state poste agli arresti domiciliari. Il clochard, che ha assistito le forze dell’ordine, non è stato colpito da misure cautelari.

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