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“Giovani lanzichenecchi”: Alain Elkann finisce nella bufera

“Giovani lanzichenecchi”. Fa discutere un articolo pubblicato dal giornalista su La Repubblica

“Giovani lanzichenecchi”. L’etichetta, non certo lusinghiera, è contenuta nel ‘breve racconto d’estate’ scritto da Alain Elkann e diventato in queste ore un vero e proprio ‘caso’. Nel pezzo, pubblicato ieri sull’edizione cartacea di Repubblica, il giornalista padre di John (editore del quotidiano) racconta di un viaggio compiuto sul treno per Foggia. Ma a fare scalpore sono i toni usati per descrivere un gruppo di ragazzi presenti con lui in prima classe.

Parlavano ad alta voce – scrive – come se fossero i padroni del vagone. Assolutamente incuranti di chi stava loro intorno“. Come lui, che, immerso in giornali importanti (“il Financial Times del weekend, il New York Times e Robinson“) è intento a leggere libri da intellettuali (“La recerche du temps perdu di Proust“) e a prendere appunti con la stilografica sul suo diario. Ma ciò non gli impedisce di notare quel gruppetto di tatuati e simili nella moda e nei consumi, che invece pensa a come rimorchiare le ragazze in vacanza.

Parole che non sono state accolte bene, soprattutto dal resto della redazione del quotidiano. “Abbiamo letto l’articolo con grande perplessità – si legge in una nota – Considerata la missione storica di Repubblica di giornale identitario, dalla parte dei più deboli, ci dissociamo dai contenuti classisti dello scritto“. Il Cdr sottolinea soprattutto i commenti critici postati sui social e che, dice, “dequalificano il lavoro di tutti noi“. Ma c’è anche chi difende Elkann, definendo il pezzo “da antologia dello snobismo chiaramente autoironico“.

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