Italia
Jj4 e Mj5, il Consiglio di Stato ha deciso: “No all’abbattimento”
Jj4 e Mj5, la decisione definitiva sulla sorte dei due orsi trentini

Jj4 e Mj5, la storia si conclude con il lieto fine. A decretarlo il Consiglio di Stato, che ha dato ragione agli animalisti. I due plantigradi non saranno abbattuti e avranno quindi salva la vita. È stata la LAV a dare la notizia, che mette fine ad una lunga battaglia legale con la Provincia di Trento. Quest’ultima aveva infatti decretato l’uccisione di entrambi gli animali, uno dei quali (Jj4) lo scorso aprile aveva ucciso nei boschi di Caldes il runner Andrea Papi.
La sentenza segue l’udienza collegiale che si è tenuta a Roma giovedì scorso. Nell’occasione, le parti in causa, attraverso i propri legali avevano avanzato e motivato le rispettive richieste. A entrambi il CdS ha risposto definendo il provvedimento di abbattimento “sproporzionato e non coerente con le normative sovrannazionali e nazionali“. Secondo l’Organo, quindi, vanno valutate le “misure intermedie“, anche se resta in vigore la “captivazione a tutela della sicurezza pubblica“.
In attesa della decisione, giovedì le associazioni promotrici del ricorso hanno organizzato un doppio presidio. Uno a Roma, davanti alla sede del Consiglio di Stato, e l’altro a Trento, di fronte all’ingresso del centro di Casteller. Proprio qui è detenuta sin da quando è stata catturata l’orsa Jj4. Mj5 invece vaga ancora libero per i boschi del Trentino. Adesso per Jj4 si prevede il trasferimento in Romania, presso il Libearty Bear Sanctuary di Zarnesti.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio

Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra

Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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