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Omicidio Michelle, spunta una nuova pista: “Ricatti alle ragazzine”

Omicidio Michelle, possibili importanti novità in merito al movente

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Omicidio Michelle, spunta una nuova pista: “Ricatti alle ragazzine”

Omicidio Michelle, il quadro si arricchisce di ulteriori elementi. Uno in particolare, emerso nelle ultime ore, potrebbe aiutare a chiarire cosa abbia effettivamente spinto il trapper di 17 anni ad uccidere la coetanea in modo così brutale, mercoledì scorso a Primavalle. A rivelarlo, questa mattina, l’edizione online de Il Corriere della Sera, citando fonti vicine agli inquirenti.

Secondo le informazioni, l’arrestato avrebbe ricattato sui social alcune ragazzine. L’ipotesi sarebbe emersa nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo del giovane. Il quale ha dichiarato di aver ucciso Michelle al culmine di un litigio per un debito di droga di 20-30 euro. Gli inquirenti gli avrebbero creduto, ma a loro avviso la giustificazione non sarebbe sufficiente a spiegare l’efferatezza del delitto.

Fatali per Michelle sarebbero state infatti 20 coltellate, alcune delle quali giunte persino sul volto. Per questo chi indaga non esclude che dietro possano esserci delle minacce rivolte dal killer ad alcune ragazzine sui social. Restano comunque da chiarire i contorni di questa circostanza e, con essi, i rapporti tra i ragazzi. Elementi in tal senso potrebbero giungere dall’analisi dei cellulari, dei tablet e dei pc dei due.

Intanto, si sono tenuti questa mattina a Torrevecchia i funerali di Michelle. Nell’occasione, i genitori hanno voluto invitare i media al silenzio per rispetto della figlia. In una nota diffusa ieri dai suoi legali, la coppia si è scagliata contro le “dichiarazioni rese da più persone, in particolare coetanei di Michelle, dalle quali emergerebbero fantasiose ricostruzioni. Alcune tali da pregiudicare l’onore e il decoro della ragazza“.

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Alessia Sbal travolta e uccisa sul Gra: niente sconto di pena, camionista condannato a otto anni

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Alessia Sbal travolta e uccisa sul Gra: niente sconto di pena, camionista condannato a otto anni

#GiustiziaÈFatta #OmicidioStradale #Roma: La Corte d’appello conferma la condanna a 8 anni per il camionista che ha ucciso Alessia Sbal sul GRA. La famiglia esulta ma critica la mancata condanna per omissione di soccorso. Ilaria Sbal: "Così incitate le persone a fuggire" 🔥📰

«Giustizia è fatta», le lacrime rigano il viso di Tina e Ilaria, rispettivamente mamma e sorella di Alessia Sbal, la 42enne travolta e uccisa sul Grande raccordo anulare il 4 dicembre 2022 dal camionista Flavio Focassati. Sono lacrime di gioia le loro, i giudici della Corte d’appello di Roma hanno appena confermato la sentenza di primo grado con cui Focassati è stato condannato a otto anni per omicidio stradale aggravato dalla fuga e per omissione di soccorso. Proprio per chiedere l’assoluzione da quest’ultimo reato i legali del camionista avevano presentato un concordato – accolto dal procuratore generale – perché sostenevano che anche se l’imputato si fosse fermato non avrebbe potuto fare nulla per Alessia, morta sul colpo a causa del terribile impatto. Una richiesta che avrebbe portato a una diminuzione di pena a sei anni e che aveva trovato la ferma opposizione della famiglia della 42enne: «Così passa il messaggio che chiunque è libero di investire le persone e scappare». Una richiesta che ha trovato il «no», ieri, anche della Corte.

Alessia Sbal travolta e uccisa sul Gra da un pirata, niente “omissione di soccorso”. La sorella: «Così incitate le persone a fuggire»

I fatti

Alessia Sbal è stata travolta e uccisa dal tir guidato da Focassati nel dicembre 2022 sul Grande Raccordo Anulare, all’altezza dell’uscita Casalotti-Boccea a Roma. Intorno alle 20.30 di quella tragica domenica, Focassati e la vittima si fermarono in una piazzola di emergenza sul Gra per discutere, dopo una collisione tra i rispettivi veicoli. Quando la donna contattò il numero di emergenza per segnalare la targa del tir, il camionista ripartì con l’autoarticolato travolgendola. Lマン fuggì dopo l’impatto, non si fermò neanche dopo l’inseguimento di alcuni testimoni oculari – che raccontarono del tentativo di Focassati di speronarli. Venne poi fermato a 38 chilometri di distanza dalla Polstrada e si giustificò dicendo che non si era accorto di averla investita.

Nel corso della requisitoria del processo di primo grado il pm Stefano Luciani aveva definito «abnorme» la condotta di guida di Focassati: «Aveva capito che Sbal era al telefono con il Nue, sapeva di avere assunto cocaina e che stavano arrivando i carabinieri ed è scappato perché era drogato». Il test della droga venne effettuato soltanto ore dopo il fermo, impedendo così di stabilire quanto tempo prima avesse assunto la sostanza. Con la conseguenza della caduta dell’aggravante per guida sotto effetto di sostanze stupefacenti.

Le reazioni

Quindi la condanna lo scorso giugno, in abbreviato, a otto anni. «Una sentenza feroce», l’ha definita ieri in aula durante la sua discussione l’avvocato della difesa, Federico Calzolai. Non sono stati d’accordo i giudici, che l’hanno confermata. Non è d’accordo neanche la famiglia di Ilaria. «Giustizia è fatta ma io speravo di più perché Alessia non la meritava questa morte», ha detto mamma Tina. «Sono contenta della decisione presa – lo sfogo di Ilaria dopo gli abbracci con la madre e gli altri amici e parenti presenti in aula – Ancora una volta il comportamento e la reputazione di mia sorella sono stati messi in discussione dalla difesa dell’imputato ma sono contenta che nonostante questo la Corte le abbia dato il suo posto nel mondo». Ma la battaglia di Ilaria non si ferma qui. «Ho intenzione di fondare un’associazione, “Il sorriso di Alessia”, con il compito di dare assistenza tecnica e morale a tutte quelle famiglie che hanno perso una persona cara. Il mio obiettivo è quello di far ricordare a tutti il sorriso di mia sorella», ha concluso Ilaria.

«Per noi è una grande vittoria giuridica, ma anche umana e morale», ha commentato l’avvocato Lucia Catalini, che insieme alla collega Cristina Bertocchini rappresenta la famiglia Sbal.

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Alessia Sbal uccisa sul Raccordo, niente sconto di pena, confermata la condanna del camionista: la giustizia non perdona

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Alessia Sbal uccisa sul Raccordo, niente sconto di pena, confermata la condanna del camionista: la giustizia non perdona

La madre di Alessia Sbal ripete "Giustizia è fatta, giustizia è fatta" fuori dall’aula. Confermata la condanna a 8 anni per Flavio Focassati, il camionista che travolse la giovane sul GRA. Rifiutata la riduzione della pena. #GiustiziaFatta #OmicidioStradale #Cronaca

La madre di Alessia Sbal ha ripetuto due volte "Giustizia è fatta, giustizia è fatta" all’uscita dall’aula dove i giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello hanno pronunciato la sentenza relativa alla morte della ragazza, travolta da un tir sul Grande Raccordo Anulare il 4 dicembre 2022. Rigettata la richiesta di concordato che avrebbe portato a una riduzione della pena a sei anni di carcere per il camionista che ha investito la giovane, Flavio Focassati. I giudici hanno quindi confermato la sentenza di primo grado, condannandolo a otto anni di reclusione per omicidio stradale e omissione di soccorso.

Alessia Sbal, procura generale non contesta l’omissione di soccorso: "Era già morta". Caos in aula.

Ilaria Sbal, la sorella della vittima, ha commentato: "Anche oggi la difesa ha messo in discussione mia sorella, sono contenta che invece la Corte le abbia dato il suo posto nel mondo".

Prima il pianto liberatorio, poi l’abbraccio stritolante con gli amici sempre presenti per sostenere la famiglia in questo difficile percorso. Così la madre e la sorella di Alessia Sbal hanno accolto la sentenza che ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria iniziata ormai tre anni fa. Un “banale” tamponamento trasformatosi in tragedia.

Era il 4 dicembre 2022 quando Alessia Sbal e Flavio Focassati si fermarono in una piazzola di emergenza sul Grande Raccordo Anulare per discutere dopo un lieve incidente avvenuto poco prima, all’altezza dell’uscita Casalotti-Boccea. Ma quando la donna chiamò il numero d’emergenza per segnalare la targa del camion, il 49enne salì nuovamente a bordo e ripartì, travolgendola. Alessia Sbal morì sul colpo. Proprio intorno a questa circostanza ruotava la richiesta di concordato proposta dalla difesa, e accolta dalla procura generale nel corso della scorsa udienza: una riduzione della pena per il camionista, condannato a otto anni in primo grado, perché non sarebbe stato possibile contestare a Flavio Focassati anche l’omissione di soccorso, in quanto la vittima era morta all’istante. Richiesta che, però, oggi non è stata accolta dai giudici d’Appello.

Lucia Catalini, la legale della famiglia Sbal, ha commentato: "Non è passato il concordato – siamo soddisfatti, insieme alla famiglia, che la Corte abbia letto attentamente gli atti e abbia confermato la sentenza di primo grado. Per noi è una grande vittoria giuridica, ma anche umana e morale".

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