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Uber Eats lascia l’Italia, a Roma centinaia di licenziamenti

Uber Eats lascia l’Italia, la decisione dell’azienda americana che si ripercuote anche sui lavoratori romani

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Uber Eats lascia l’Italia, a Roma centinaia di licenziamenti

Uber Eats lascia l’Italia. Già dallo scorso 15 luglio la piattaforma USA ha fermato le consegne e avviato le procedure di licenziamento dei dipendenti. Alla base della decisione ci sarebbe la scarsa crescita, “non in linea con le aspettative per garantire un business sostenibile nel lungo periodo“. Basta quindi al food delivery e all in sui servizi di mobilità. Ma le ricadute sull’occupazione nel nostro paese, come dimostrano i numeri, sono ingenti.

Via infatti circa tremila rider, oltre ai 49 dipendenti degli uffici di Milano. A Roma invece ad essere interessate dal provvedimento saranno circa 400 persone. Che, essendo in gran parte occasionali e partite iva, non potranno nemmeno beneficiare degli ammortizzatori sociali. Una situazione che i sindacati di categoria definiscono “inaccettabile” e che preannunciano ricorso contro l’azienda per “condotta antisindacale“.

La giurisprudenza ci dà ragione – spiega Nidil Cgil di Roma e Lazio – I rider sono lavoratori subordinati o etero organizzati. Dal momento in cui accettano la consegna, tutto viene stabilito dall’algoritmo e quindi dal datore di lavoro. È vero che si può accettare come no, ma sappiamo che l’algoritmo applica criteri premianti e punitivi. Il rider è un lavoro come gli altri, che si fa per vivere, e non possiamo accettare che sia di Serie B“.

Ma i sindacati mettono nel mirino anche la buonuscita stanziata da Uber. 1 milione di euro, diviso tra i rider in base alle consegne effettuate negli anni di lavoro. “È una cifra insufficiente – ribattono – Che  rende inoltre palese che l’azienda si sente in torto. Chiediamo di più. Perché non si possono lasciare i rider senza reddito“.

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