Attualità
Baby Gang del Laurentino: sassate dai ponti e aggressioni a commercianti
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Facevano parte di una Baby Gang che si ispirava alle bande criminali Marsigliesi. Erano stati individuati dai Carabinieri grazie alle segnalazioni degli abitanti del quartiere, stremati dalla loro condotta violenta. Erano stati sorpresi sopra a lanciare mattonate e sassate dai ponti, sopra passanti e autovetture. Gli enormi rischi che causavano a cosa e persone hanno spinto gli inquirenti a svolgere indagini approfondite. Vengono trovati nelle immagini di sorveglianza e dagli identikit i volti di ben 20 ragazzi.
Questo gruppetto di giovani criminali non si faceva scrupolo da attaccare le Farmacie e i commercianti della zona. Poi il modus operandi della banda sono cambiati: iniziano infatti dei gravissimi atti persecutori nei confronti di uno di questi commercianti. Si tratta di un artigiano Siriano, privato della sua pace da sassate e violenti danneggiamenti con il fuoco sia nella sua saracinesca che all’interno. Una sera, in un atto di efferata violenza, l’uomo è stato bloccato all’interno del suo negozio con una panchina di ferro sulla saracinesca. L’uomo rinchiuso ha fatto in tempo a chiamare la polizia, ma non a salvare la sua saracinesca da una nuova e più violenta sassaiola dalla baby gang.
Questa vicenda è successa in concomitanza con altri danneggiamenti, questa volta a edifici del Comune e altre farmacie. Come nella vicenda dell’artigiano anche i dipendenti di farmacie e del comune erano spesso costretti a barricarsi per evitare le sassate. La parabola criminale del gruppo è stata stroncata dagli arresti, sei per l’esattezza.
L’arresto di una Baby Gang è la fine dei giochi?
Di questi ragazzi tre sarebbero minorenni, subito spediti in una comunità per cercare di fargli cambiare aria. Ma siamo sicuri che il problema è ambiente? Siamo sicuri che non fossero proprio quei ragazzini a preferire la compagnia di ragazzi più grandi dai comportamenti criminali. Spesso è una scelta completamente autonoma e non una forzatura, nel momento dell’arresto all’arrivo della polizia i ragazzi ancora scagliavano sassi sulle saracinesche, come attratti da un qualcosa che non si può comprendere.
Attualità
Urna funeraria abbandonata sulla spiaggia di Ostia con una targhetta che riporta il nome della defunta
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Un urna funeraria è stata abbandonata sulla spiaggia Limone di Ostia, attirando l’attenzione dei cittadini. L’oggetto riporta una targhetta in oro con il nome della defunta e le date di nascita e morte. I passanti hanno scattato delle foto e le hanno condivise nel gruppo Facebook “Ostia Informa”.
Misterioso ritrovamento
L’urnadalla forma particolare è stata trovata semi-nascosta nella sabbia, con la parte alta esposta. Già sono emerse varie ipotesi riguardo al motivo della presenza dell’urna sulla spiaggia. Si pensa che i familiari della defunta possano averla portata per un ultimo saluto al mare, ma non è chiaro se contenga ancora le ceneri o se sia stata svuotata.
Le reazioni degli utenti
La pubblicazione ha suscitato numerosi commenti, con utenti sconcertati per la situazione. Alcuni hanno espresso l’opinione che i familiari avrebbero dovuto gestire l’urna in modo più appropriato, piuttosto che lasciarla sulla spiaggia. Un utente ha notato: “Potrebbe e dico ‘potrebbe’ essere stata gettata in mare e poi arrivata a riva”, mentre un altro ha riflettuto sulle circostanze dietro questo gesto, dicendo: “Chissà cosa ha portato il parente a fare un gesto simile…”.
Attualità
Giuseppe Pignatone convocato in commissione per indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: chi è e quali sono i suoi legami
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C’è grande attesa per l’audizione di Giuseppe Pignatone, convocato da Don Vergari e dalla vedova di De Pedis, che lo ha definito ‘procuratore nostro’. Questa audizione si inserisce nell’ambito della commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Pignatone, che dieci anni fa ha chiesto e ottenuto l’archiviazione delle indagini sul caso Orlandi per mancanza di prove, risulta al centro delle indagini attuali.
Legami e indagini chiuse
Tra gli indagati all’epoca figuravano esponenti della banda della Magliana e monsignor Pietro Vergari. Le affermazioni di Don Vergari, che ha definito Pignatone ‘procuratore nostro’, sollevano interrogativi sul possibile legame tra i due. Il dottore Pignatone, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano fino alla fine del 2024, ha avuto una carriera segnata da indagini significative, inclusa Mafia Capitale. È importante sottolineare che, nonostante la mancanza di prove consistenti, le motivazioni per la chiusura delle indagini sul caso Orlandi rimangono oggetto di discussione.
Il ruolo di Sabrina Minardi
La riapertura delle indagini sul caso di Emanuela Orlandi è stata innescata dalle dichiarazioni di Sabrina Minardi nel 2006, partner di Enrico De Pedis. Minardi ha affermato che Emanuela sarebbe stata rapita per ordine di figure religiose e sarebbe stata nascosta prima di essere lasciata ad un prete. Queste rivelazioni hanno portato a nuove inchieste, coinvolgendo diversi indagati.
Le parole di Pietro Orlandi
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha commentato la situazione attuale, sottolineando quanto sia complessa la vicenda legata alla scomparsa della sorella e come le indagini siano state influenzate nel tempo. Il suo coinvolgimento, insieme all’auspicio di maggiore chiarezza, rappresenta il desiderio di giustizia e verità per una storia che dura da decenni. La commissione d’inchiesta ha ascoltato vari testimoni, e l’audizione di Pignatone è vista come un passo cruciale nel riaccendere l’attenzione su un caso irrisolto.
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