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Cronaca

Cibo scadente ai detenuti: il carcere di Rebibbia nel mirino della Procura

Cibo scadente ai detenuti. Le accuse alla società responsabile della ristorazione nel penitenziario

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Cibo scadente ai detenuti: il carcere di Rebibbia nel mirino della Procura

Cibo scadente ai detenuti. E’ quanto sarebbe avvenuto all’interno del carcere romano di Rebibbia. Tra le pietanze segnalate, latte ‘annacquato’, carne di pessima qualità e caffè con lo scarto dei fondi. Una vera e propria truffa, che, secondo la Procura di Roma, sarebbe stata portata avanti da due responsabili della società che si occupa della ristorazione nei quattro istituti del complesso penitenziario.

A dare il via alle indagini sarebbe stato un esposto dell’ex garante dei detenuti di Roma, Gabriella Stramaccioni. “Una vicenda scabrosa – l’ha definita – che io stessa ho denunciato diversi mesi fa. E che mi ha impegnata molto tempo per raccogliere le segnalazione e poi verificarle“. Ma, almeno all’inizio, senza ottenere risultati: “Le istituzioni mi dicevano che era una prassi e nessuno prima di me era intervenuto“.

Alla sua denuncia se ne è però poi aggiunta un’altra, ad opera di una ditta esclusa dalla gara d’appalto. E anche questa sottolineava la scarsa qualità del vitto per i detenuti. La Procura si è messa così in moto per vederci chiaro, con la collaborazione del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di Finanza. Proprio gli investigatori delle Fiamme Gialle avrebbero prelevato campioni dei cibi cucinati.

Per la gioia della stessa Stramaccioni. “Finalmente questa annosa vicenda è giunta ad una svolta“, ha scritto sul suo profilo Facebook. Scagliandosi anche contro il Campidoglio: “La denuncia mi ha provocato isolamento e ritorsioni. E anche la non riconferma del mandato. Ma rifarei tutto, perchè chi svolge un ruolo di garanzia deve vedere, sentire, parlare. E non farsi sussumere dalle istituzioni o dalle logiche di partito“.

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Scontro tra scooter e taxi a Tor Cervara: decede un uomo di 50 anni

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Scontro tra scooter e taxi a Tor Cervara: decede un uomo di 50 anni

Un altro caos sulle strade di Roma: un tassista sbatte contro uno scooter Honda SH 300, uccidendo un 50enne italiano nella periferia est, mentre lui se la cava con un passaggio in ospedale per test anti-droga e alcol. Tipico di questa città dove tutti pensano di essere in pole position! #RomaTrafficoInfernale #IncidenteMortale #TaxiVsScooter #ItaliaStradePericolose (145 caratteri)

Lo Scontro Fatale

Nel pomeriggio di oggi, un incidente mortale ha bloccato via di Tor Cervara, nella caotica periferia est di Roma. Un taxi Dacia Lodgy si è scontrato con uno scooter Honda SH 300 guidato da un 50enne italiano, che non ce l’ha fatta. Niente di nuovo in una città dove il traffico è un gioco al massacro quotidiano.

Il Tassista e i Test

Il conducente del taxi, un italiano di 55 anni, ha frenato appena in tempo per prestare soccorso, ma è finito dritto in ospedale per i soliti controlli alcolemici e tossicologici. Chissà se stavolta scopriranno qualcosa di più di un caffè forte – in fondo, qui a Roma, guidare con il piede sul gas è uno sport nazionale.

Le Indagini della Polizia

Sul posto sono arrivati gli agenti della polizia locale di Roma Capitale, dal IV gruppo Tiburtino, per ricostruire la dinamica. Speriamo che riescano a dipanare questo pasticcio senza altre sorprese, perché in questa giungla urbana, ogni incidente è solo l’inizio di una nuova storia.

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Carlo Bravi accusa il medico: Quattro interventi errati e conseguenze sul corpo

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Carlo Bravi accusa il medico: Quattro interventi errati e conseguenze sul corpo

Un altro scandalo nel mondo della chirurgia estetica made in Italy: una donna, ex colf attirata da offerte a prezzi stracciati, finisce nel calvario post-operazione al seno con un chirurgo già invischiato in quattro inchieste per malpractice. Ma chi se ne frega delle regole, vero? #ChirurgoFurbetto #OperazioniLowCost #SanitaAllaRovescia #ScandaloMedico #ViraleOra

La storia della vittima

Una donna comune, che faticava come colf per arrivare a fine mese, ha ceduto alla tentazione di un ritocchino al seno a prezzi da saldo. “Lavoravo 12 ore al giorno e lui mi prometteva miracoli a metà prezzo”, ha raccontato, senza sapere che si sarebbe ritrovata con complicazioni da incubo, tra infezioni e risultati da barzelletta. Tipico di questi “eroi in camice” che giocano con la salute per arrotondare.

Le indagini sul chirurgo

Questo tizio non è nuovo a guai: già quattro inchieste lo inchiodano per errori chirurgici e promesse non mantenute. Le autorità indagano su come offra interventi low-cost a chi non può permettersi di più, ma sembra che il sistema sanitario chiuda un occhio, o forse due. Chissà se finirà in galera o continuerà a operare nel sottobosco della bellezza a basso costo.

Le conseguenze per le pazienti

Le donne coinvolte pagano il prezzo più alto: dolori, rimpianti e battaglie legali. Questa ex colf ora combatte per un risarcimento, denunciando un chirurgo che sfrutta la disperazione femminile. Ma in un paese dove l’apparenza conta più della sostanza, quante altre cadranno nella trappola? Non c’è da stupirsi se queste storie esplodono online.

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