Import Export, in questo caso però a guadagnarci sono tutti eccetto i cittadini, i veicoli Ama non possono essere riparati dalle officine di Ama. Sembra un controsenso, ma noi Romani queste cose le capiamo bene.
Semplicemente quelle officine esterne (quindi completamente inaffidabili), che ci hanno tenuto per mesi la metà dei veicoli si sono dichiarate “inadatte al lavoro”. Ma allora chi è “adatto al lavoro”? Ogni volta che si rompe un candelotto di questi mezzi dobbiamo rimandarlo in Croazia. Questo crea così tanti dubbi su la “rinascita di Ama” sventolata dal nostro sindaco.
Intanto ci arrivano le prime conferme sull’operazione : pulizia delle zone scolastiche e aumento dei mezzi… tutto qui. La grande tattica per ripartire è semplicemente alzare di qualche millimetro l’asticella e vedere come va, a Roma la chiamiamo rivoluzione. Una vera rivoluzione sarebbe stata prendere a calci le officine (che spesso trattenevano molto più a lungo del necessario i veicoli). Sarebbe un ottima “rivoluzione” presentare un piano di purga per l’enorme quantità di dipendenti dalla condotta farraginosa. La rivoluzione sostanziale che intendono loro un portare il sistema al limite del collasso fino al limite della decenza, senza farlo uscire da una situazione in forte emergenza.
I numeri sui mezzi: il 50% dei mezzi da un anno a questa parte è rimasto nelle officine. Il 37% dei camion per la raccolta dei cassonetti funzionava, quindi 2 su 3 prendevano polvere. Dei 114 nuovi mezzi non possiamo permettercene nemmeno uno, aspettiamo fondi nuovi, che invece di essere aggiunti vengono tolti (come i 230 milioni alle periferie). Dei 99 mezzi che verranno fatti tornare alla case produttrici (una figuraccia tremenda) forse qualcuno per fine agosto torna.