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Patente per i social network e limite d’età. A scuola via il telefonino

Nuove regole per l’uso dei social? L’idea arriva dal governo francese.

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Patente per i social network e limite d’età. A scuola via il telefonino

Nuove regole per i social, l’idea che cambia (forse in meglio) l’uso che ne fanno i minorenni. Una patente per i social per dire basta alle brutture.

Tiene banco in questi giorni, anche in Italia, il dibattito riguardo la proposta di legge francese arrivata all’Asemblée Nazionale dal deputato centrista Laurent Marcangel. Ossia nessuna iscrizione e accesso ai social network Facebook, TikTok, Instagram, e Twitter fino ai 15 anni attraverso una specie di “patente”.

Ormai, a distanza di più un decennio, Facebook esordi in Italia il 14 Maggio 2008, si sono acquisti tantissimi dati e considerazioni sugli effetti che i social network hanno sui nostri giovani, persone facilmente influenzabili da diversi punti di vista.

Grazie allo sviluppo della rete, i social network ci hanno consentito, e tuttora ci consentono, di stare in contatto con persone lontanissime da noi, e questo è sicuramente una grande scoperta che aiuta le persone a rimanere in contatto. Ricordiamo ad esempio l’importanza dell’uso dei social durante la pandemia Covid 19, ma purtroppo è tempo di considerare – ed eventualmente – prendere provvedimenti sugli aspetti negativi che i social network hanno portato nella nostra società.

L’impatto dei social sui giovani

patente social

In questo momento, anzi da diversi anni ormai, che è fin troppo facile analizzare l’impatto e l’influenza che i social hanno sulla società. Soprattutto gli effetti dannosi che l’uso spropositato dei social network provoca sui nostri ragazzi.

Senza gridare allo scandalo con uno sdegno di bassa lega, perché tanto i social li usiamo tutti, chi più chi meno, chi bene chi male, la riflessione ormai sempre più palese è che i social, come giusto che sia, influenzano la società.

Il nodo della questione è capire se sono più gli aspetti negativi o quelli positivi. L’idea di porre un limite di età all’uso di Tik Tok, Instagram, Facebook e Twitter sta prendendo sempre più piede, sorretta anche dall’evidenza dei fatti: Sta crescendo una generazione di sottosviluppati.

I social, attraverso il principio dell’emulazione, manifestazione che si presenta quando ancora le caratteristiche mentali e sociali del giovane non si sono formate, possono alterare la realtà.

Il problema non è di per sé il social network, ma il singolo account –  a cui il social permette di iscriversi. Facebook, Instagram e Tik Tok, sono pieni zeppi di cose fighe, ma anche di cose meno belle, magari allo stesso tempo interessanti, ma potenzialmente pericolose per i nostri ragazzi.

Tik Tok – l’algoritmo in Cina è diverso da quello europeo

Facciamo un esempio: ma secondo voi, Instagram fa bene ai nostri figli? Secondo voi, vedere i balletti delle nostre ragazze mezze nude sui social, alla ricerca dei commenti più interessanti, è motivo di vanto, è un sano divertimento? No. Purtroppo no.

Vi siete mai domandati perché i social sono gratuiti, domandatevelo. Perché attraverso gli sponsor, il social veicola non solo prodotti, usi e consumi, ma anche stili di vita, idee e valori. Come? Dando più rilevanza all’influencer di turno che può essere una semplice pagina che propone contenuti, un coglione qualunque oppure una bonazza che mostra le tette.

Insomma, non è che sui social dei giovani europei circoli tutta questa scienza. Al cospetto della Cina, dove l’algoritmo di Tik Tok, passa video socialmente utili e costruttivi per la società, non i balletti di gruppo o le recensioni dei ristoranti che ormai hanno stufato anche i ristoratori. (leggi qui la polemica).

La patente dei social

L’idea che viene dalla Francia, ma solo come ordine di tempo, è quella che per essere iscritti sui social bisogna avere più di 15 anni.

La poca capacità critica dei più giovani va salvaguardata e secondo noi, lo stato deve intervenire su quello che passa sui social, un po’ come fa con la TV, pubblica e privata. Servono regole. L’uso deregolamentato dei social network crea potenziali patologie. A casa come a scuola, su cui il divieto di usare il telefono cellulare dovrebbe essere ferreo e già largamente applicato in tutta la penisola.

Ormai i telefonini some strumenti usati spesso per immortalare episodi di bullismo o di violenza (vedi il caso di Palermo). Influencer iper-mega rifatte seguite da miliardi di ragazzini arrapati con donne complessate perché loro sono naturali ma “brutte”. Allora tutti a mettere filtri, filtri a go go, ragazzi che corrono a 200 all’ora con la macchina che fanno le stories.

Persone che non hanno un cavolo da fare che fanno dirette video, seguite da persone che, a loro volta, non hanno nulla da fare. Bisogna dire basta all’assalto del marketing sui nostri giovani. Per il bene del nostro Paese bisogna urgentemente lavorare su età, tempi e contenuti.

 

 

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