La corsa verso il salario minimo parte con il piede sbagliato. La piattaforma per raccogliere le firme per una legge sui 9 euro l’ora, a quanto riporta Il Corriere della Sera, è finita infatti in down poche ore dopo il lancio. Alla base l’ingente numero di accessi o forse un problema tecnico. Anche se c’è chi non esclude anche un possibile attacco di parte degli hacker. Ma d’altronde, questi sono i risultati dell’eco mediatico dato dalle opposizioni alla vicenda. Tutti i leader, tranne Matteo Renzi, avevano infatti diramato l’invito a firmare in massa l’appello.
Creato e registrato lo scorso 4 agosto, il sito è stato attivo fino al primo pomeriggio di ieri. Il collegamento è stato ripristinato solo in serata, intorno alle 8. L’obiettivo è superare un milione di firme. Per raggiungerlo, oltre che al pc, ci si potrà rivolgere agli stand nelle piazze e nelle feste di partito. Le opposizioni sono decise a dare la spallata al Governo su un tema, quello del lavoro povero, su cui l’esecutivo è in difficoltà. “Stanno gettando la palla in tribuna, mentre 3,6 milioni di lavoratori hanno paghe da fame“, l’attacco di Giuseppe Conte.
La raccolta firme verte su due punti essenziali. Oltre ai 9 euro lordi l’ora per tutti i contratti, c’è infatti anche l’estensione delle retribuzioni minime previste dai contratti collettivi anche agli accordi ‘deboli’, firmati cioè da piccole rappresentanze. Richieste a cui la maggioranza si è sempre detta contraria. Da Palazzo Chigi assicurano che le prime risposte al lavoro povero arriveranno con la riduzione delle tasse nel 2024. E ritengono che bisogni invece rafforzare la contrattazione collettiva e risolvere i problemi dei ritardi nei rinnovi dei contratti e degli appalti sui servizi al massimo ribasso.