Italia
Crocifisso obbligatorio, la proposta della Lega che scatena la polemica
Crocifisso obbligatorio, ecco in quali luoghi e le pene (salatissime) per i trasgressori
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Crocifisso obbligatorio per legge. E’ questa l’ultima trovata della maggioranza di governo, decisa a convertirla in decreto.
La croce, questa l’idea, va esposta in luogo “elevato e ben visibile” all’interno di scuole, uffici pubblici, carceri e ospedali. Ma non si esclude che possa trovare posto anche nelle stazioni, nei porti e negli aeroporti.
La proposta arriva dalla Lega, precisamente dalla deputata Simona Bordonali. Nel testo l’immagine viene definita “valore universale della civiltà e della cultura cristiana” ed “elemento essenziale e costitutivo, quindi irrinunciabile, del patrimonio storico e civico culturale dell’Italia“.
Poi sottolinea che “cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i principi su cui si fonda la nostra società“. Ciò per rispondere alle polemiche sulla presenza nelle aule scolastiche, documentate da stampa e media nazionali.
Ad avviso della deputata, “è inaccettabile che la laicità della Costituzione venga malamente interpretata con un obbligo di rimozione del Crocifisso“. Invece, occorre “testimoniare il permanente richiamo del Paese al proprio patrimonio storico-culturale e alle sue radici cristiane“.
CROCIFISSO OBBLIGATORIO, LE SANZIONI PER I TRASGRESSORI
E’ proprio quest’ultimo lo scopo dei 5 articoli della normativa. Il cui cuore è il numero 3, che, oltre ai luoghi in cui la Croce va esposta, prevede anche sanzioni per chi “la rimuove in odio o la vilipende“. Il quale verrà punito con una multa da 500 a 1000 euro. Quest’ultima potrà essere applicata anche ai pubblici ufficiali che rifiutino l’esposizione nel proprio ufficio.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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