Cronaca
Tradimento scoperto a Roma, l’autore del video: “Sembrava un film”
Tradimento scoperto a Roma, il racconto di chi ha assistito in diretta all’episodio

Tradimento scoperto a Roma. Un caso che sta facendo discutere molto in questi giorni nella Capitale. E in attesa di quelle dei diretti interessati, arriva la testimonianza dello spettatore che ha documentato quanto accaduto.
“Ero tranquillo al semaforo – racconta a ‘Leggo’ l’uomo, di professione chef – quando ad un certo punto ho visto questo ragazzo che attraversava la strada con un asciugamani intorno alla vita“.
Una scena davvero surreale quella che ha avuto come teatro la via Principe Eugenio, poco distante da Piazza Vittorio. Il fatto che il giovane fosse inseguito da una ragazza ha fatto supporre che quest’ultima lo avesse tradito. Ma ci sarebbe anche un’altra possibilità.
E cioè che si trattasse della scena di un film, evento non raro a Roma. Mentre fugge, infatti, il ragazzo urla “Sei una p***“. Ma il videoamatore si sente di smentire l’ipotesi: “Non c’era alcuna telecamera“.
TRADIMENTO SCOPERTO, IL MISTERO DELLO ‘SCIPPO’
Il mistero dunque aleggia. “Io – aggiunge lo chef – ho visto il ragazzo raggiungere la donna sul marciapiede opposto. Poi hanno iniziato a discutere davanti a un bel pò di gente. Lui le ha scippato la borsa dalle mani e poi è fuggito in mezzo alla strada. La ragazza e un turista lo hanno inseguito“.
La donna, prosegue il racconto, gli urla di restituirgliela. “Però – precisa – non sono sicuro che fosse una borsa da donna“. E nemmeno è chiaro cosa i due si siano detti prima dello ‘scippo’. “Non sono riuscito a sentirlo“, spiega lo chef.
Che poi continua: “Lei urlava ‘perchè lo hai fatto?’. Forse lo avrà beccato in una situazione spiacevole. Sembra che i due si conoscessero. Allora io ho iniziato a filmare per paura che lui le potesse fare qualcosa“. Alla fine la ragazza lo ha raggiunto e i due si sono fermati a parlare. Si saranno chiariti?
Cronaca
Dallo spaccio al gioco d’azzardo: arrestati i pusher di San Giovanni

Sgominata dai carabinieri un’organizzazione dedita alla consegna a domicilio di crack e cocaina. Sono state eseguite sei misure cautelari nei confronti dei membri del gruppo, noti per il loro operato nel mercato illegale della droga.
Operatività e raggiungimento dell’obiettivo
Le indagini hanno rivelato che i capi dell’organizzazione comunicavano gli ordini attraverso una chat denominata ‘Centrale dello spaccio’, evidenziando un modus operandi ben organizzato e coordinato. L’operazione ha portato alla luce un sistema capillare di distribuzione della droga, con richeste soddisfatte in tempi brevi grazie all’efficienza dei membri coinvolti.
Le autorità continuano a monitorare la situazione per prevenire ulteriori attività illecite e garantire la sicurezza pubblica.
Cronaca
Una reazione inaspettata durante una discussione

L’orrore domestico si è concluso con una condanna a nove anni e tre mesi per un cameriere di quaranta anni, imputato di aver inflitto violenze inaudite alla sua compagna nel tribunale di Tivoli. Il giudice ha inflitto una pena superiore rispetto a quella richiesta dal pubblico ministero, evidenziando l’uso di metodi brutali come “le botte con le scarpe antinfortunistiche” e “il coltello alla gola”.
I FATTI
Le violenze si sono verificate in un contesto di assoluta sottomissione. La vittima, spesso costretta a medicarsi da sola, ha descritto un ambiente in cui ogni pretesto poteva scatenare l’inferno, anche un semplice errore in cucina: in un’occasione, l’aguzzino le ha lanciato il sugo addosso per poi afferrarla per i capelli. Gli aggressivi atti includevano “sedie spaccate sulla schiena” e minacce di morte, anche per la figlia minorenne dell’uomo.
Durante le udienze, è emerso come molte ferite inflitte abbiano causato danni permanenti, inclusi problemi di udito e di deambulazione. L’avvocato della vittima ha sottolineato l’indole malvagia dell’imputato, il quale “trovava appagamento nella sottomissione e nell’umiliazione della compagna”.
Il Processo e la Sentenza
Il racconto della vittima in aula ha messo in luce l’estrema sofferenza vissuta nel corso di un anno di maltrattamenti. Al termine del processo, la donna ha manifestato un “senso di conforto per quel pronunciamento,” sottolineando che “è stata fatta giustizia”, grazie anche al sostegno ricevuto dal pool antiviolenza del commissariato di Tivoli.
La sentenza rappresenta un importante passo verso la giustizia in casi di violenza domestica, con la conferma di tutti i reati contestati e l’auspicio che la vittima possa finalmente guardare al futuro con maggiore fiducia.
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