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Ospedale Gaza bombardato, il racconto choc dei medici: “Abbiamo visto un genocidio”
Nel giorno successivo al bombardamento dell’ospedale battista Al Ahli a Gaza, la scena che si presenta è quella di una distruzione totale. Auto bruciate, schegge e cenere ovunque. Le vittime, senza voce e senza forza, non riescono nemmeno a interrogarsi sul responsabile di questo massacro. Nonostante le accuse e le smentite tra Hamas e l’esercito israeliano, la guerra continua ad essere una guerra nella guerra. Nessuno ha dubbi che si tratti di un bombardamento da parte di Israele, e le “verità” che contano sono solo quelle di Hamas.
A parlare sono i medici, che da giorni stanno sopportando il peso di una situazione al limite del collasso. Molti di loro erano impegnati nel portare soccorso a malati e feriti quando è avvenuta l’esplosione. Ghassan Abu Sittah, un medico arruolato per dare una mano ai suoi colleghi, racconta di essere stato nella sala operatoria quando il tetto è crollato. Altri interventi chirurgici vengono effettuati nei corridoi in condizioni igieniche precarie.
Il dottor Ahmed Youssef el Luh, che lavora nei reparti di emergenza, è corso in ospedale dopo l’esplosione e descrive la scena come un genocidio. I razzi hanno colpito le persone che cercavano riparo sotto gli alberi, poiché all’interno dell’ospedale non c’erano più stanze disponibili. Non è possibile stabilire il numero esatto delle vittime, ma il ministero della Sanità di Hamas parla di 471 morti e 314 feriti, di cui 28 in condizioni molto gravi.
La testimonianza del direttore generale dell’ospedale Al Shifa, Mohamed Abu Selmi, è altrettanto drammatica. Le condizioni dei pazienti sono terribili, con amputazioni e emorragie interne. Tuttavia, la mancanza di attrezzature mediche, medicine, anestetici e disinfettanti rende la situazione ancora più tragica. Inoltre, la mancanza di carburante potrebbe portare all’esaurimento dei generatori elettrici, con conseguenze disastrose.
La situazione a Gaza è critica e richiede interventi immediati per garantire cure e assistenza adeguata alla popolazione colpita. È necessario che la comunità internazionale si mobiliti per porre fine a questa spirale di violenza e garantire la sicurezza e la dignità delle persone coinvolte.
Fonte: Il Messaggero
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