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Filippo Turetta: in attesa del colloquio, il colloquio con il cappellano del carcere

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Filippo Turetta, i primi giorni in cella: a colloquio con il cappellano del carcere. Domani l’interrogatorio

È sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria, anche di notte, per evitare gesti autolesionistici. È stato descritto da chi ha avuto modo di vederlo in carcere, e anche dal suo difensore, come «provato, disorientato», ma anche assente, rassegnato alla sua condizione, silenzioso.

Filippo Turetta, 21 anni di Torreglia, arrestato in Germania il 19 novembre ed estradato in Italia sabato con le accuse dell’omicidio volontario di Giulia Cecchettin (aggravato dal rapporto sentimentale) e di sequestro di persona (sempre con vittima la sua ex fidanzata) ha passato la sua prima notte nel carcere di Montorio, a Verona.

In attesa dell’interrogatorio di garanzia di domani, Turetta è nel reparto Infermeria dove dovrà rimanere per qualche giorno, sottoposto alle valutazioni psicologiche e psichiatriche prima di essere trasferito nella sezione «protetti», quella per i detenuti per reati a «forte riprovazione sociale» che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati. Turetta si trova in una cella assieme ad un altro detenuto, anche lui in carcere per reati dello stesso genere.

Pur avendo più volte detto ai responsabili del carcere di voler incontrare i propri genitori, Filippo Turetta non potrà avere un faccia a faccia con il padre e la madre prima di aver visto il giudice per le indagini preliminari di Venezia, Benedetta Vitolo, che dovrebbe interrogarlo di persona, raggiungendo domani mattina il carcere veronese.

Quello di domani davanti al gip sarà un passaggio fondamentale perché sarà la prima occasione nella quale Filippo potrà raccontare la propria versione dei fatti: le dichiarazioni fatte alla polizia tedesca il giorno dell’arresto («ho ucciso la mia fidanzata») sono infatti inutilizzabili in quanto pronunciate senza l’assistenza di un avvocato. Probabile, però, che Turetta – assistito dal legale e professore di Diritto penale a Padova, l’avvocato Giovanni Caruso, che incontrerà di nuovo anche oggi per discutere dell’accusa – scelga di avvalersi della facoltà di non rispondere per poter leggere meglio non solo le otto pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, ma anche quanto allegato al fascicolo d’indagine. E poi farsi interrogare dal pm Andrea Petroni nelle prossime settimane.

Ieri, intanto, Turetta ha incontrato un frate cappellano del carcere, che uscendo dall’istituto penitenziario in tarda mattinata ha spiegato di non poter parlare, come regola impartita dalla direzione della casa circondariale, limitandosi a dire che ora bisogna rispettare «il dramma di due famiglie». Nei prossimi giorni Turetta sarà trasferito nella sezione «protetti», quella per i detenuti per reati a «forte riprovazione sociale» che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.

Intanto emergono altri dettagli sulle ore successive all’omicidio della 22enne laureanda in Ingegneria a Padova. Accanto al corpo di Giulia Cecchettin è stato trovato un libro per l’infanzia dal titolo “Anche i mostri si lavano i denti” di Jessica Martinelli, disegnatrice per bambini veneta. Fare l’illustratrice era il sogno della studentessa che dopo l’alloro al Bo si sarebbe trasferita a Ferrara a studiare in una scuola di disegno. Possibile che l’abbia posato lo stesso Turetta? Che significato aveva questo gesto? Un mistero che solo lui potrà chiarire.

Secondo quanto emerge dalle carte d’indagine, accanto al corpo di Giulia nel canalone sopra il lago di Barcis, a Piancavallo, sarebbero stati trovati una ventina di reperti abbandonati da Turetta. Tra questi pure un rotolo di sacchi di plastica, compatibili con quelli con cui il 22enne aveva coperto il cadavere, e fazzoletti sporchi di sangue.

Non è stato ritrovato, invece, il telefono della giovane. Cellulare che agganciò come «ultimo dato disponibile», verso le 22.45 dell’11 novembre, una cella di Marghera, vicino al centro commerciale dove i due ragazzi avevano cenato. Da quel momento in poi sarebbe risultato spento: quello di Turetta ancora alle 23.29 agganciava la cella di Fossò, (luogo della seconda fase della aggressione). Spento anche quando Giulia fu aggredita la prima volta nel parcheggio a 150 metri da casa. Lo riporta Il Messaggero.

 

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