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Smartphone ai bambini, casi in aumento nel Lazio. E cresce la preoccupazione per il cyberbullismo
Smartphone ai bambini, casi in aumento nel Lazio. E cresce la preoccupazione per il cyberbullismo
Un utilizzo estremamente frequente di internet, anche tra i bambini più piccoli, va di pari passo con l’aumento dei comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica e dei casi di cyberbullismo. E’ questo il quadro che emerge dall’ultimo studio effettuato da Save the Children su minori e internet, reso pubblico in queste ore e all’interno del quale è dedicato un focus sul Lazio. Il 15,6% di chi ha tra gli 11 e i 13 anni è vittima di bullismo online.
I dati sono contenuti nella XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, “Tempi digitali”, diffuso da Save the Children, onlus che da oltre un secolo si occupa di tutelare i diritti di bambine e bambini a rischio. Uno studio ampio, dettagliato, che arriva a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’infanzia e adolescenza, che si celebra il 20 novembre. Una fotografia dell’Italia – e nello specifico, del Lazio – in un tempo che vede sempre più “datificata” la vita dei minori, registrata e condivisa ampiamente sul web, per esplorare opportunità e rischi che questa situazione comporta. E se da un lato emergono le conseguenze di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze.
Per quanto riguarda l’esclusione dalla dimensione online e dai vantaggi che questa comporta nella vita quotidiana, il rapporto di Save the Children fa emergere differenze territoriali importanti. La rete ultraveloce con fibra fino a casa, infatti, raggiunge il 77% del territorio a Roma e provincia, ma solo il 49% in quella di Rieti, il 43% a Latina, il 41% a Frosinone e appena il 34% del territorio a Viterbo e provincia. Le famiglie ultraconnesse rappresentano il 20% della popolazione romana, appena il 7% a Latina e Rieti, il 3% a Viterbo e un residuale 2% a Frosinone.
Nonostante in Italia la transizione digitale della scuola stia accelerando, nel Lazio il 28% delle scuole non è ancora connesso con la banda ultra larga. Un dato che contribuisce a ridurre le competenze digitali della fascia dai 16 ai 19 anni: l’italia è quart’ultima in Europa, con il 42% dei giovanissimi che ha scarse o nessuna competenza digitale: la media continentale è 31%. Il dato medio italiano nasconde ampi divari territoriali, con il Nord e il Centro (34% e 39%) più vicino ai valori medi europei e il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%). Se guardiamo ai giovanissimi che hanno acquisito elevate competenze digitali, gli italiani sono poco più di 1 su 4 (il 27%) a fronte del 50% dei coetanei francesi e del 47% degli spagnoli.
Nel Lazio il 75% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone (di poco superiore alla media nazionale, che è del 73%). In Italia il 65,9% usa lo smartphone tutti i giorni, nel Lazio la percentuale è del 65,5%. Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: nelle regioni del Centro la percentuale è passata dal17,4% al 27,6% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Questo fa sì che aumentino anche gli atti di cyberbullismo, o comunque che le possibilità si verifichino crescano. E infatti, secondo lo studio che ha riportato testimonianze concrete, nel Lazio le vittime di questi episodi sono il 15,6%, soprattutto nella fascia tra gli 11 e i 13 anni. Le ragazze sono più frequentemente vittime di atti di cyberbullismo, ma esiste anche una quota di “bulle” che colpiscono le compagne per isolarle e deriderle soprattutto negli anni della preadolescenza, quando i tempi di crescita non sono uguali per tutte.
L’età dell’adolescenza è quella che presenta maggiori criticità, quando si parla di uso problematico dei social media. Nel Lazio le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni mostrano un “uso problematico”, in percentuale pari al 12% (inferiore alla media nazionale, 13,5%). E sono soprattutto le ragazze a soffrirne, in particolare a 13 anni. Tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, nel Lazio il 22,7% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fa un uso problematico (la media nazionale è del 24%): qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età di maggiore esposizione, in questo caso, si abbassa a 11 anni. I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o gioco online sfociano più frequentemente nell’ansia sociale, nella depressione e nell’impulsività, ma anche in una peggiore qualità del sonno e un rendimento scolastico scarso. E un uso intensivo di internet può portare anche a sovrappeso e obesità a causa dell’inattività: nel Lazio in sovrappeso o obesi sono il 21% di ragazze e ragazzi, la media nazionale è 22,6%.
“Tra opportunità e rischi, questo Atlante dell’Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali – spiega Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children – . C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano. La pandemia da Covid-19 ha segnato un punto di svolta nella transizione digitale: se da un lato la tecnologia ha acquisito una sempre maggiore importanza in ogni sfera di vita dei bambini con un aumento del tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, dall’altra molti studenti risultano privi delle necessarie competenze per affrontare il mondo digitale”.
Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet[10], in Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni[11] attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. La maggior parte si concentra nelle regioni del Centro Nord, con diverse regioni scoperte. Le strutture sanitarie che nel Lazio si occupano, tra gli altri servizi, di questo tipo di dipendenze sono 4 e si trovano a Roma e Frosinone (Ceccano).
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