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Truffe agli anziani, smantellata banda imparentata con i clan sull’asse Napoli-Roma
Smantellata banda dedita alle truffe agli anziani; il gruppo composto da parenti della famiglia malavitosa Giuliano. Secondo quanto riporta Fanpage, sono accusati di 68 episodi.
C’è anche Luigi Giuliano, nipote omonimo dell’ex capoclan “Lovigino”, di recente scarcerato dopo circa 20 anni di reclusione, tra gli 11 arrestati nell’ambito dell’operazione “Clipeus”, scaturita dalle indagini della Procura di Roma su un gruppo dedito alle truffe agli anziani nella Capitale.
E non si tratterebbe di un caso: per gli inquirenti il gruppo era “familiare”, gli indagati raggiunti dalla misura cautelare eseguita oggi sono imparentati con membri dei Giuliano di Forcella. Per tutti è stato disposto il carcere: 9 sono stati trasferiti a Poggioreale e 2 nel femminile di Pozzuoli.
Le indagini sono partite da una serie di denunce di truffe consumate nella Capitale nel dicembre 2021 fino al settembre 2022. Sono state condotte dalla Squadra Mobile e dalla Polizia Locale di Roma Capitale, che per gli accertamenti e l’esecuzione delle misure hanno lavorato in collaborazione con la Polizia Locale di Napoli (agli ordini del comandante Ciro Esposito) e, in particolare, delle unità operative Polizia Investigativa Centrale (diretta dal maggiore Massimo Giobbe) e Rimozione auto e veicoli abbandonati (diretta dal maggiore Gabriele Salomone).
Gli indagati imparentati coi Giuliano di Forcella Destinatari delle misure firmate dal gip di Roma sono Luigi Barbato, Mario Di Maio, Domenico Liguori, Gennaio Buonocore, Luigi Giuliano, Fabio Buonavoglio, Guido Milucci, Nunzio Maranta, Gennaro Piccirillo, Rosaria Maranta e Teresa Esposito. Le truffe sarebbero state messe a segno in tutta Italia, molte di queste a Roma, tra i quartieri Parioli, Eur, Prati e altre zone cittadine.
Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di estorsione, truffa aggravata ai danni di anziani, furto aggravato, utilizzo fraudolento di arte di credito, sostituzione di persona e porto illegale di armi da fuoco. Non è stata invece contestata l’aggravante mafiosa, in quanto non sono infatti emersi collegamenti diretti con le attività del clan, né accordi economici con l’organizzazione criminale: si tratterebbe di una “paranza” collegata ai Giuliano solo per rapporti familiari, con base a Napoli.
La “centrale operativa” del gruppo è stata individuata nell’abitazione di una delle indagate, in via Donnaregina, nel centro città, a pochissimi passi dal Duomo di Napoli. Era lì che avvenivano gli incontri e da dove partivano molto delle telefonate alle vittime. Nel terraneo gli agenti, durante l’esecuzione delle misure, hanno rinvenuto quello che sarebbe parte del tesoretto del gruppo criminale, che rende anche l’idea del giro di affari della banda: 65mila euro in contanti, tre Rolex e un brillante; secondo le stime le truffe avrebbero fruttato diversi milioni di euro.
Il modus operandi era quello ormai classico: individuare anziani soli, preferibilmente residenti in immobili di prestigio e quindi presumibilmente benestanti, e raggirarli fingendosi parenti, avvocati o appartenenti alle forze dell’ordine e chiedere soldi per evitare problemi con la legge a un familiare.
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