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Malattie respiratorie, non sempre serve andare al Pronto Soccorso: i consigli dell’esperto

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Malattie respiratorie, non sempre serve andare al Pronto Soccorso: i consigli dell’esperto

Malattie respiratorie, il presidente del Simeu: «In molte strutture di emergenza anche 70-80 pazienti (molti anziani) ammassati, in attesa del posto letto in reparto. In alcuni casi postazioni per l’ossigeno esaurite». Dal 18 al 24 dicembre più di un milione di casi di sindrome simil-influenzale (Iss). Ancora in tempo per vaccinarsi

In questi giorni come ogni inverno, complice anche il periodo natalizio in cui s’intensificano incontri e momenti di convivialità, sono in aumento i casi di influenza, Covid e altre sindromi parainfluenzali. C’è di più: quest’anno, nella settimana dal 18 al 24 dicembre – come rilevano i dati del bollettino epidemiologico RespiVirNet, sistema di sorveglianza integrata dei virus respiratori curato dall’Istituto Superiore di Sanità – «la curva epidemica delle sindromi simil-influenzali mostra un valore dell’incidenza mai raggiunto nelle stagioni precedenti».

Tanti si recano al Pronto Soccorso o perché hanno seri disturbi respiratori o anche perché non trovano il medico di famiglia, essendo chiusi
gli ambulatori in questi giorni festivi. In molti ospedali le strutture di emergenza urgenza sono sotto pressione, con pazienti anche anziani che rimangono giorni sulle barelle in attesa di un posto letto in reparto. Ma in caso di influenza o Covid è davvero necessario (e in quali casi) andare al Pronto Soccorso? A chi rivolgersi, invece, se il medico di famiglia non c’è?

Che i Pronto Soccorso potessero “esplodere” dopo Natale, col picco dell’influenza (atteso in questi giorni) e l’aumento dei virus respiratori in circolazione, si sapeva già da tempo. «Viene chiamata “emergenza inverno” ma in modo del tutto inappropriato, perché non può essere “emergenza” una fase epidemiologica che ci aspettiamo tutti gli anni, e sappiamo che arriverà – sottolinea il dottor Fabio De Iaco, presidente della Società italiana medicina di emergenza urgenza (Simeu) –. Può sembrare quasi banale ripeterlo ogni anno ma non lo è affatto quando ti trovi in Pronto soccorso con 60,70, 80 pazienti ammassati, un paio di medici che li devono assistere e un numero di infermieri esiguo rispetto al bisogno – chiosa De Iaco –.

In molti ospedali si registrano problemi ormai noti da anni, come “boarding” (pazienti che rimangono al Pronto soccorso in attesa di ricovero in reparto ndr), barelle non sufficienti, in alcuni casi succede anche che il numero di postazioni con erogazione dell’ossigeno nei Pronto soccorso si esaurisca perché in questo periodo aumentano i pazienti con patologie respiratorie. Altro problema del sovraffollamento – continua il presidente Simeu – è che l’elevata densità di popolazione negli stessi spazi fa aumentare la possibilità (pericolosa) di una sovrapposizione di più virus in persone già fragilia causa di patologie preesistenti. Sarebbe utile smettere di parlare di “emergenza inverno” e, col concorso di tutti, programmare in tempo risorse e procedure superando la logica delle prestazioni aggiuntive e dell’impegno eccezionale del singolo medico e infermiere» auspica De Iaco.

Nel caso si abbia una “brutta” influenza o il Covid, occorre oppure no andare al Pronto Soccorso? «La particolarità di questa fase epidemiologica è che molti pazienti che arrivano in Pronto Soccorso sono anziani o comunque persone “fragili” a causa di altre patologie, quindi non possiamo dimetterli e farli tornare a casa – spiega il presidente Simeu –. Devono essere ricoverati in reparto ma spesso non si trova il posto letto e, per far fronte all’emergenza, molti ospedali stanno attivando i piani per la gestione del sovraffollamento in Pronto soccorso: in generale, però, non prevedono un incremento di posti letto (o, comunque, si tratta di un aumento contenuto, 5-6 unità in più, rispetto al fabbisogno di decine di posti letto) ma, di fatto, si attua la riconversione temporanea di posti letto (di solito dell’area chirurgica) a favore dell’area medica».

Accade anche di rivolgersi al Pronto Soccorso quando non è necessario, come riferisce il dottor De Iaco: «C’è un discreto numero di pazienti che arriva in Pronto Soccorso con febbre e mal di gola perché non trovano il dottore che li visita, come è capitato spesso in questi giorni festivi in cui l’ambulatorio del medico di famiglia è chiuso o non è disponibile la guardia medica territoriale». Consigli? «Se si tratta di una persona “normale” che non ha patologie importanti – per esempio di carattere cardiologico o pneumologico- e ha la febbre a 38-39, tosse e raffreddore, può curarsi a casa consultando anche solo telefonicamente il medico e assumendo correttamente gli antipiretici (col dosaggio giusto e con regolarità, ogni 7-8 ore) – suggerisce il presidente Simeu –. In questi casi non serve andare in Pronto Soccorso dove aumenta la possibilità di infettare se stessi o gli altri, e si contribuisce solo ad aumentare la confusione in queste strutture di emergenza e il carico di lavoro degli operatori che devono occuparsi di emergenze e urgenze».

Stesso consiglio per chi ha il Covid. «Non è affatto necessario che si vada in ospedale, a meno che non si abbiano problemi respiratori che potrebbero richiedere la necessità di ossigeno» dice il dottor De Iaco. Va ricordato che, in generale, nel trattamento di influenza, Covid e altre forme virali,
gli antibiotici non vanno presi, a meno che non li prescriva il medico.

Gli ambulatori dei medici di famiglia sono chiusi nei giorni festivi e prefestivi, quindi anche a Capodanno. Che si abbiano problemi di salute dovuti a influenza o Covid o altri disturbi o un malore improvviso, ci si può rivolgere al Servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica), che fornisce prestazioni mediche non urgenti ma neppure rinviabili (anche nei giorni feriali durante la notte, dalle 20 alle 8).Come sempre, in situazioni di emergenza e urgenza va chiamato il 118 (o 112 laddove è attivo) oppure recarsi (o farsi accompagnare) direttamente al Pronto soccorso.

Secondo i dati del sistema di sorveglianza RespiVirNet , aggiornati al 29 dicembre, nella settimana dal 18 al 24 dicembre è salito ancora il numero di casi di sindromi simili-influenzali, con un’incidenza pari a 17,2 casi per mille assistiti (15,6 nella settimana precedente). Nella settimana monitorata «i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana sono circa 1.013.000». Si fa ancora in tempo a fare il vaccino antinfluenzale e quello anti-Covid? «Sono diversi gli agenti patogeni che concorrono all’aumento delle sindromi simil-influenzali cui assistiamo anche questa settimana.

Tra questi, si trova il SARS-CoV-2 che ormai si è insediato stabilmente tra noi e che circola a livelli sostenuti con il virus influenzale, così come il virus respiratorio sinciziale responsabile di bronchioliti nei bambini più piccoli – dice Anna Teresa Palamara, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità –. E questo conferma l’importanza della vaccinazione soprattutto per le persone anziane, con malattie croniche o comunque fragili. Raccomandiamo anche una sana prudenza da osservare soprattutto se si hanno sintomi respiratori e se si è in presenza di bambini molto piccoli, persone anziane o con fragilità».

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