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Cambiare nome al cancro: Burioni spiega perché sarebbe rivoluzionario

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Proposta di cambiare nome al cancro: Burioni spiega perché sarebbe rivoluzionario

Un gruppo di specialisti e ricercatori provenienti dall’istituto francese Gustave Roussy ha suggerito l’importanza di una nuova riflessione sulle denominazioni dei tumori. Secondo quanto riportato sulla rivista ‘Nature’, affermano che l’attuale metodo di classificazione dei tumori metastatici, basato sull’organo di origine, può limitare l’accesso dei pazienti ai farmaci potenzialmente utili. Invece, propongono di rinominare i tumori in base alle loro caratteristiche molecolari, una proposta rivoluzionaria possibile grazie ai progressi nell’oncologia di precisione e nelle terapie mirate.

Questa nuova prospettiva è sostenuta anche da Roberto Burioni, professore di virologia all’università Vita Salute San Raffaele, secondo il quale questo cambiamento rappresenta un “match point” nella lotta contro il cancro. Nel frattempo, esperti affermano che le tecniche tradizionali di oncologia, come la chirurgia e le radiazioni, hanno permesso a medici, agenzie regolatorie, compagnie assicurative e pazienti di classificare i tumori in base all’organo di origine.

Tuttavia, questa classificazione è sempre meno in sintonia con l’oncologia di precisione, che sfrutta la profilazione molecolare delle cellule tumorali e immunitarie per guidare le terapie. Ricercatori americani hanno dimostrato che il farmaco nivolumab può ridurre i tumori di alcune persone di oltre il 30%, a patto che le cellule tumorali esprimano alti livelli di Pd-L1. A questo punto, sarebbe stato logico testare gli effetti del nivolumab e di altri inibitori di Pd1 in pazienti con tumori metastatici che esprimono fortemente Pd-L1, indipendentemente dall’organo di origine del tumore.

Tuttavia, a causa dell’attuale sistema di classificazione dei tumori, i ricercatori hanno dovuto condurre studi clinici sequenziali per ogni tipo di neoplasia. Questo ha impedito a milioni di persone con tumori espressi con alti livelli di Pd-L1 di avere accesso ai farmaci necessari, dal momento che gli studi clinici per il loro tipo specifico di cancro non erano ancora stati completati. Simili vicende si sono ripetute con la maggior parte dei farmaci sperimentati negli ultimi dieci anni.

I ricercatori sottolineano che i tumori metastatici, responsabili del 67-90% dei decessi per cancro, vengono quasi sempre curati a livello sistemico, con farmaci che entrano nel flusso sanguigno, ponendo l’accento sulla necessità di un cambio radicale nell’approccio alla classificazione del cancro, privilegiando una basata sulle caratteristiche molecolari. Affermano inoltre che per garantire che tutti i pazienti con diagnosi di cancro metastatico abbiano accesso ai test molecolari, è essenziale ridurre i costi di tali test.

La classificazione corrente dei tumori ha impatti significativi in vari settori. Ad esempio, in alcuni Paesi i pazienti non vengono rimborsati se assumono farmaci che sono stati testati in studi in cui i tumori non sono definiti dall’organo di origine. I ricercatori indicano che le classificazioni basate su caratteristiche molecolari diventeranno probabilmente sempre più rilevanti man mano che vengono sviluppati ulteriori farmaci utilizzando biotecnologie avanzate.

Nel futuro prossimo, potrebbero essere incorporati vari “livelli” di informazioni in caratterizzazioni complete del cancro uniche per ogni paziente, aprendo la via a cure sempre più personalizzate. Secondo gli autori, classificare i tumori in base alle loro caratteristiche molecolari accelererebbe l’accesso di milioni di persone a trattamenti efficaci e sarebbe il primo passo verso l’oncologia di precisione e una più profonda comprensione biologica del cancro.

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