Italia
Cronaca, Un’auto finisce nel lago. Tragedia nel lago di Como
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Tragedia sul lago di Como: due persone trovano la morte dopo che la loro auto è precipitata in acqua
Un tragico incidente si è verificato sul lago di Como, dove una donna di 45 anni e un uomo di 38 anni hanno perso la vita dopo che la loro auto è finita nelle gelide acque durante la notte. I corpi delle vittime sono stati recuperati questa mattina, ma al momento non sono ancora stati resi noti ulteriori dettagli sulle loro identità.
Secondo le prime informazioni emerse, una coppia di giovani ha raccontato alla polizia di aver visto la coppia discutere prima di salire a bordo dell’auto. Dalla ricostruzione dell’accaduto sembra che l’auto, parcheggiata vicino al parapetto, si sia improvvisamente mossa in avanti, superando il marciapiede e finendo in acqua dopo aver sfondato la ringhiera. La profondità del lago in quel punto raggiungeva i dieci metri, rendendo le operazioni di soccorso estremamente complesse.
I Vigili del Fuoco intervenuti sul posto sono stati costretti ad attendere l’arrivo dei sommozzatori da Torino per recuperare i corpi delle vittime. La tragica scoperta è stata resa ancora più dolorosa dalle condizioni atmosferiche avverse, con basse temperature e forti venti che hanno reso difficile l’operato dei soccorritori.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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