Italia
E’ morto Ovidio Marras,il pastore che per difendere i suoi diritti in Sardegna vinse contro il gruppo Benetton
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Oggi ci ha lasciato Ovidio Marras, il coraggioso pastore di 93 anni che ha fermato la costruzione di un lussuoso resort a Capo Malfatano, uno dei tratti più suggestivi e incontaminati della costa sud-occidentale della Sardegna.
Il gigante immobiliare, supportato da importanti figure del settore finanziario-immobiliare italiano, aveva tentato di deviare l’antico sentiero del podere di Marras per realizzare il progetto. Affiancato da Italia Nostra, Ovidio ha portato la causa in tribunale e, come nella favola di Davide e Golia, ha alla fine trionfato contro potenti avversari.
La storia di Ovidio risale al 2010, quando rifiutò offerte incredibili per cedere la terra di famiglia alla Società iniziative agricole sarde (Sitas), dietro la quale si celavano i gruppi Benetton, Toti e Caltagirone. “Questa è la terra di mio padre e del padre di mio padre, e me la tengo,” dichiarò con fermezza. Nel 2018, la Sitas è stata dichiarata fallita dal tribunale di Cagliari, dopo le vittorie giudiziarie di Ovidio e Italia Nostra.
La vicenda di Ovidio Marras ha attirato l’attenzione internazionale, con il New York Times che ha dedicato spazio alla sua straordinaria lotta per preservare la bellezza naturale della sua terra. La sua eredità rimarrà come esempio di come la determinazione di un singolo individuo possa sfidare e sconfiggere i potenti interessi immobiliari.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
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Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
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Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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