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Fedez “La comunicazione non può essere uno strumento sempre a favore”

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giornalisti critica Fedezcomunicazione e non può certo pensare che possa essere uno strumento sempre e solo a favore

La polemica di Fedez sull’assedio dei giornalisti sotto casa sua

La scorsa settimana, Fedez ha suscitato scalpore sui social media con alcuni commenti ironici rivolti ai giornalisti e fotoreporter che si trovavano fuori dalla sua abitazione. In risposta, i rappresentanti della stampa hanno sottolineato il loro ruolo fondamentale nell’informare il pubblico e hanno richiamato l’attenzione sulle questioni legali e sulle difficoltà che affrontano quotidianamente.

I giornalisti hanno difeso il loro diritto di seguire storie rilevanti, incluso il caso che coinvolge la moglie di Fedez, Chiara Ferragni, attorno alla quale si sono aperte indagini con ipotesi ancora non confermate. Hanno anche evidenziato che coloro che godono di una notorietà così ampia e che condividono aspetti intimi della propria vita sui social media non possono pretendere di sottrarsi all’attenzione dei media quando la situazione diventa delicata.

Fedez, con la sua vasta base di follower, è stato esortato a considerare l’importanza delle notizie per i cittadini che hanno instaurato un rapporto di fiducia con gli influencer di tale portata. I giornalisti hanno sottolineato che non sono loro a decidere gli eventi, ma piuttosto a raccontarli.

Gli appelli sono stati rivolti affinché Fedez riconosca il ruolo cruciale svolto dai giornalisti nell’informare il pubblico, nonostante le molte difficoltà legali, le restrizioni legislative e le sfide legate allo sfruttamento e al precariato. La speranza è che il rapper possa riflettere su questo aspetto e instaurare un dialogo costruttivo con i suoi colleghi della stampa.

Fonte Comunicato stampa Sindacato Cronisti Romani

Cronaca

In nome del Papa, blocco dei bus nel centro di Roma: quali linee si fermano il 26 aprile

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In nome del Papa, blocco dei bus nel centro di Roma: quali linee si fermano il 26 aprile

RomaInCaosPerIFuneraliDiPapaFrancesco: Scopri come i trasporti pubblici di Roma saranno sconvolti in modo epico per l’evento del secolo!

L’inevitabile stop al trasporto pubblico

Il 26 aprile, il centro di Roma si prepara a un vero e proprio blocco del traffico pubblico per i funerali di Papa Francesco, attirando orde di fedeli e curiosi. Immagina strade affollate e autobus fermi: Atac e il Comune hanno deciso di sospendere quasi tutti i mezzi di superficie che passano vicino al Vaticano o al percorso del corteo funebre. Solo la linea 514 dei tram continuerà a correre, sostituendo temporaneamente le linee 5 e 14.

Le linee più colpite: un elenco che ti lascerà a bocca aperta

Tra le sospensioni più eclatanti, decine di linee bus e tram andranno in vacanza forzata. Niente corse per i bus 30, 34, 40, 46, 51, 64, 70, 71, 100, 117, 119, 280 e 628, mentre i tram 2, 3, 8 e 19 saranno rimpiazzati da autobus. Ma non è tutto: altre linee subiranno deviazioni sorprendenti, come la 16 che aggira Santa Maria Maggiore, la 32 che si ferma a piazzale Clodio senza arrivare a Ottaviano, o la 49 sospesa tra piazza Irnerio e piazza Cavour. Anche la 60 limiterà il percorso tra piazza della Repubblica e piazza Venezia, e la 62 sarà interrotta tra piazza Barberini e la stazione di San Pietro.

Alternative smart per non rimanere bloccati

Per evitare il caos totale, Atac consiglia di affidarsi alla metropolitana, che sarà potenziata con corse fino all’1.30 già dalla notte precedente. Nelle notti tra il 25 e il 26, e tra il 26 e il 27 aprile, l’intera rete metro estenderà gli orari. Se stai puntando a San Pietro, scendi alle fermate Cipro o Ottaviano sulla linea A, o usa le ferrovie urbane FL3 e FL5 dalla stazione Roma San Pietro. Chissà quante sorprese ti aspettano in questa giornata storica!

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Il decreto del 14 aprile: cosa nasconde?

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Il decreto del 14 aprile: cosa nasconde?

HaiMaiSentitoParlareDelMissionarioEroeCheHaSfideggiatoIMalavitosiESalvatoVite #BeatoNazarenoLanciotti

Chi era il missionario che ha ispirato Papa Francesco?

Don Nazareno Lanciotti, l’ultimo beato nominato da Papa Francesco, era un sacerdote italiano di Subiaco che ha dedicato la vita ai più bisognosi. Ordinato nel 1966, partì per il Brasile nel 1973, atterrando nella remota regione del Mato Grosso. Qui, in mezzo a comunità disperse nella foresta, si trasformò in un vero e proprio eroe, costruendo ospedali, scuole e chiese con l’aiuto di volontari e persino del suo stesso padre, un esperto di edilizia. Immagina un uomo solo che, a dorso di mulo, porta speranza in luoghi dimenticati dal mondo!

Come ha cambiato la vita di una comunità intera?

In una zona segnata da povertà, droga e prostituzione, Don Nazareno divenne un simbolo di resistenza. Con la sua opera pastorale, aiutò gli ultimi della terra nella diocesi di Jaru, creando una “città giardino” attorno alla chiesa della Madonna del Pilar. Ma cosa lo rendeva così speciale? Non solo costruiva edifici, ma combatteva contro i trafficanti locali, offrendo ai residenti una via d’uscita da un’esistenza di miseria. Potresti chiederti: quanto è coraggioso sfidare il male per aiutare gli altri?

Il momento drammatico che ha scioccato tutti

La sua vita pacifica si trasformò in un incubo la sera dell’11 febbraio 2001. Due uomini mascherati irruppero nella sua canonica durante la cena, fingendo una rapina per coprire i loro veri motivi. Don Nazareno, di 61 anni, tentò di calmare la situazione offrendosi al loro posto, ma i killer avevano un obiettivo preciso: eliminarlo perché dava troppo fastidio ai potenti del posto. In un colpo di scena da brividi, lo ferirono con un colpo di pistola e fuggirono, lasciando il denaro sul tavolo. Eppure, in un gesto che lascia senza fiato, prima di morire il 22 febbraio, perdonò i suoi assassini. La polizia arrivò solo il giorno dopo, alimentando i sospetti su chi fosse davvero dietro l’attacco.

La promessa di una cerimonia che non puoi perderti

Ora, la sua eredità vive attraverso la beatificazione, confermata dal Papa con un decreto del 14 aprile. Il postulatore della causa, don Enzo Gabrieli, annuncia che tra pochi mesi ci sarà una cerimonia ufficiale nel Mato Grosso, a Jaru. Persino il vescovo della diocesi di Tivoli e la comunità di Subiaco sono entusiasti di celebrare questo martire moderno. Chissà quali segreti emergeranno da questa storia di fede e coraggio?

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