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Furto in chiesa archiviato, il parroco non ci sta: “Stato deve prevenire”

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Furto in chiesa archiviato, il parroco non ci sta: “Stato deve prevenire”

Il parroco contesta l’archiviazione del furto in chiesa

Il parroco della chiesa di San Pio da Pietrelcina, padre Piero Galvano, ha sollevato una forte protesta nei confronti della decisione della Procura di archiviare l’inchiesta relativa al furto subito dalla parrocchia.

L’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, ha manifestato solidarietà verso padre Galvano e la comunità parrocchiale, condannando i ripetuti atti di vandalismo che hanno colpito i locali della chiesa nel rione di San Giorgio.

Padre Galvano ha espresso la propria delusione per la decisione della Procura, affermando che non è pedagogico né educativo non intervenire in qualche modo di fronte ai reati commessi, specie se questi sono ripetuti nel tempo. Ha sottolineato che lo Stato non può e non deve chiudere gli occhi di fronte a tali comportamenti, affinché possano essere prevenute altre e più pericolose forme di delinquenza sociale.

L’arcivescovo Renna ha auspicato che mezzi come le telecamere di sorveglianza, utilizzate dai privati e dalle comunità, possano essere impiegati non solo per dissuadere, ma anche per attirare l’attenzione su chi commette reati che minano la qualità della vita dei cittadini e influenzano negativamente soprattutto i giovani. Ha sottolineato l’importanza di adottare interventi preventivi e pedagogici per contrastare tali comportamenti e ha espresso la speranza che lo Stato non ignori la necessità di intervenire in modo adeguato.

È evidente che la questione del furto in chiesa e della sua gestione legale ha suscitato rilevanti polemiche e preoccupazioni da parte del parroco e dell’arcivescovo. La necessità di prevenire comportamenti criminali e proteggere luoghi di culto e comunità locali è stata sottolineata come prioritaria, con l’auspicio che le istituzioni agiscano in modo appropriato per garantire la sicurezza e la giustizia.

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Colf incinta licenziata, processo per minacce alla vedova di un generale dell’esercito

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Colf incinta licenziata, processo per minacce alla vedova di un generale dell’esercito

Un drammatico racconto emerge dalla storia di una donna in cerca di stabilità dopo le devastazioni del terremoto di Amatrice. Dopo la distruzione della sua casa, il suo sogno di trovare un lavoro e una nuova sicurezza è stato trasformato in un incubo, con la minaccia di perdere nuovamente tutto.

La ricerca di stabilità

La protagonista ha passato un periodo difficile, cercando di ricostruire la propria vita dopo il sisma che ha colpito la sua abitazione. La speranza iniziale di rimettersi in carreggiata è stata rapidamente oscurata da nuove difficoltà, tra cui la precarietà lavorativa.

Minacce e paura

Oltre alla ricerca di un’occupazione, la donna si è trovata ad affrontare minacce gravi, inclusa la paura per la propria vita. Queste circostanze hanno reso ancora più complessa la sua situazione, rendendo difficile qualsiasi tentativo di risalire.

Il racconto di questa donna evidenzia come le esperienze traumatiche possano segnare profondamente la vita delle persone, costringendole a confrontarsi con ostacoli imprevisti e devastanti.

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La discussione per un prestito di 60 euro

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La discussione per un prestito di 60 euro

«Aveva qualcosa in mano, mi ha colpito». Queste sono le parole di Matteo, un ragazzo di quasi 17 anni, che non si rende subito conto di essere stato accoltellato durante una lite con un compagno di scuola. Dopo un confronto fisico, il giovane aggressore, più piccolo di lui, scappa con la sua fidanzata, mentre Matteo, inizialmente senza avvertire il dolore, scopre il taglio sul suo costato e si accascia.

I SOCCORSI

Fortunatamente, una dottoressa di passaggio nei pressi di viale Annibal Caro a Frascati, interviene e riesce a mantenere in vita Matteo per 15 minuti, prima dell’arrivo dell’ambulanza. La situazione è critica: il ragazzo ha subito un colpo al cuore e, durante il trasporto al policlinico romano di Tor Vergata, ha un arresto cardiaco. L’aggressore, un ragazzo che compirà 15 anni a settembre, è stato rintracciato e arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Ha dichiarato agli investigatori di aver agito per un debito di 60 euro, ma il coltello, lungo 20 centimetri, è stato ritrovato da lui stesso a poca distanza dal luogo dell’aggressione.

LA DINAMICA

Circa alle 20.30, Matteo e i suoi amici si trovano sui Vialoni, quando l’aggressore e la sua fidanzata si avvicinano. Le tensioni tra i due ragazzi sfociano in una colluttazione, culminata con l’uso del coltello. Un solo colpo inflitto dall’alto fa sì che la lama trafigga un polmone e raggiunga il cuore. Dopo l’aggressione, il giovane scappa, getta il coltello e si reca a casa della fidanzata, estranea alla vicenda. Arrestato alcune ore dopo, confessa rapidamente l’accaduto.

Nel frattempo, la comunità è sotto shock. I familiari delle due famiglie esprimono incredulità: «Siamo sconvolti e addolorati», affermano gli zii dell’aggressore, mentre la cugina della vittima sottolinea l’intenzionalità del colpo inferto, affermando: «L’ha colpito al cuore, voleva ucciderlo». La situazione è monitorata dalle forze dell’ordine, che evidenziano il grave problema dei comportamenti deviati tra i giovani. «Matteo lotta», dicono i medici ai familiari che sperano in un miracolo per riportarlo a casa.

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