Questa mattina, nel territorio del Municipio Roma VIII, sono state inaugurate due pietre d’inciampo dedicate a Giuseppe Felici e Libero De Angelis, entrambi giovani partigiani strappati alla vita dai soldati tedeschi, figli della Resistenza e della Garbatella.
L’installazione è avvenuta in via Massaia 22 e 65 a Garbatella e rientra nel progetto complessivo dell’associazione Arte in Memoria, che intende trasformare la memoria in un monumento presente nel quotidiano dei nostri tempi e luoghi.
Giuseppe Felici, nato a Roma il 6 gennaio 1923, fucilato a Campo Reatino il 9 aprile 1944, è stato un militare e partigiano italiano, decorato con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria durante la Seconda guerra mondiale. Libero De Angelis, cresciuto nel Lotto 28 a Garbatella, patriota socialista e partigiano delle Brigate Matteotti, fu arrestato il 3 aprile ’44 e trucidato a La Storta durante la ritirata nazista il 4 giugno 1944 insieme ad altri prigionieri.
All’inaugurazione hanno partecipato il presidente del Municipio Roma VIII, Amedeo Ciaccheri, l’assessora municipale alla Cultura, Maya Vetri, il sindaco di Leonessa, Gianluca Gizzi, Bice Migliau dell’associazione Arte in Memoria e Marco Serafino Fiammelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati. Presenti anche rappresentanti delle sezioni territoriali dell’ANPI e studenti e insegnanti delle scuole Moscati e Macinghi Strozzi.
“In questo modo vogliamo fare in modo che il ricordo – ha dichiarato il presidente Amedeo Ciaccheri – sia materia viva e funga da stimolo per l’approfondimento delle narrazioni e l’ascolto attivo delle nuove generazioni. L’arte – ha concluso Ciaccheri – svolge così al contempo da monito e da racconto, inserendosi nel tessuto urbano come biografia eterna di ciò che è stato e che la rete di civili e istituzioni può impegnarsi a far sì che non si ripeta“.
“E se, come sostiene D. Huberman – ha ricordato l’assessora Maya Vetri – l’immagine ha più memoria e più avvenire di chi la guarda, le pietre incassate nelle strade andranno a costituire una geografia di identità rinvenute per rendere giustizia a vite spezzate e, soprattutto, a contrastare la barbarie con la conoscenza, la consapevolezza, la cultura“.