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Mazzalùa, simile allo Champagne, ma fatto con l’aceto presto in vendita

Mazzalùa, la bevanda” analcolica fatto con l’aceto, al 100% made in Italy da settima prossima sul mercato

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Arriva sul mercato lo «champagne» analcolico fatto con l’aceto

Mazzalùa, simile allo Champagne ma a differenza, analcolico e fatto con l’aceto, al 100% made in Italy da settima prossima sul mercato.

Il suo nome è Mazzalùa, sarà in vendita dal lunedì prossimo ed è una bevanda che vuole avvicinarsi allo Champagne ma è analcolico e tutto made in Italy. Il primo al mondo ottenuto non dal vino dealcolato, ma dall’aceto naturale.

A distribuirlo sarà Domori, uno dei marchi d’alta gamma riuniti nel Polo del Gusto di Riccardo Illy. Proprio lo stesso gruppo che in Italia distribuisce Barons de Rothschild, uno dei brand più prestigiosi dello Champagne, quello vero.

Le bollicine analcoliche del Mazzalùa, al pari di quelle francesi, si bevono fredde e si abbinano bene alle ostriche, alle torte salate, ai piatti ad alto contenuto di burro e ai dolci. E al pari delle bottiglie francesi sono un prodotto di fascia alta, che verrà venduto tra i 20 e i 24 euro.

Il processo produttivo Mazzalùa viene prodotto in Friuli e prende il nome dal lembo di terra fra i colli italiani e quelli sloveni che sin dall’antichità hanno dato origine a grandi vini.

I soci di Poska, l’azienda che lo ha creato, sono quattro: due provengono dalla famiglia Kristancic, storica azienda vinicola del Nordest, uno è un esperto di aceti e la quarta è Rossana Bettini, giornalista enogastronomica, esperta di analisi sensoriali, imprenditrice nonché moglie di Riccardo Illy.

Niente conservanti, niente spezie nè aromi, solo da ultimo un tocco di anidride carbonica. Il risultato è una bevanda frizzante, senza alcol, leggermente dolce, che va bevuta molto fredda e che si presenta come uno champagne: con la sua gabbietta, il tappo a fungo e la tradizionale bottiglia bombata champagnotta.

Negli Stati Uniti e in Oriente c’è già una grande richiesta di questi prodotti senza alcol, in alcuni casi per ragioni culturali, in altri per motivi religiosi e infine per scelte salutistiche. Il mercato che i produttori si aspettano per il Mazzalùa, però, sarà anche e soprattutto italiano. Attenzione però a non chiamarlo Champagne. Ecco spiegato il motivo.

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