Attualità
Palestinese Ucciso da Soldati Israeliani con Bandiera Bianca in Mano
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Civile Palestinese Ucciso mentre Cerca Rifugio
Il 24 gennaio 2024, Ramzi Abu Sahloul è stato tragicamente ucciso da una raffica di mitra mentre cercava di fuggire da Khan Younis verso Rafah insieme alla sua famiglia. In segno di resa, il gruppo disarmato sventolava una bandiera bianca. L’orribile incidente è stato documentato da un giornalista di ITV, provocando un’onda di indignazione globale.
Profilo dei Profughi Palestinesi
Il gruppo di profughi, composto da cinque persone, aveva lasciato Gaza City a causa dei continui bombardamenti. Stavano cercando di raggiungere il valico di Rafah per trovare rifugio in Egitto e accedere agli aiuti umanitari. Ramzi Abu Sahloul, in una breve intervista rilasciata a ITV, aveva parlato degli attacchi incessanti dell’esercito israeliano in tutta la Striscia di Gaza, sottolineando il suo desiderio di salvare sua madre e suo fratello.
L’Attacco Fatale
Solo pochi minuti dopo l’intervista, il gruppo è stato bersagliato da una raffica di mitra. Nonostante fossero visibilmente disarmati, con le mani alzate e una bandiera bianca in segno di resa, i proiettili hanno continuato a colpire, causando la morte di Ramzi Abu Sahloul. L’esercito israeliano, come spesso accade, ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’incidente.
Reazioni e Critiche Internazionali
La morte di Ramzi Abu Sahloul ha scatenato una forte reazione dell’opinione pubblica e ha rinnovato le critiche nei confronti dell’esercito israeliano riguardo alla gestione del conflitto israelo-palestinese. L’episodio solleva nuovi interrogativi sull’uso della forza nei confronti dei civili e la violazione dei segnali universalmente riconosciuti di resa.
Fonti e Informazioni Aggiuntive
Per ulteriori dettagli sull’accaduto, è possibile consultare l’articolo originale disponibile su [Fanpage](https://www.fanpage.it/esteri/gaza-civile-palestinese-ucciso-in-strada-dai-soldati-israeliani-mentre-sventola-una-bandiera-bianca/).
La tragica uccisione di Ramzi Abu Sahloul continua a suscitare dibattiti sulle dinamiche e le responsabilità nel conflitto israelo-palestinese.
Attualità
Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.
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Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.
La dinamica
Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.
L’arresto
L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.
Attualità
Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl
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Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.
Dettagli della vicenda
Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.
Le conseguenze legali
Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.
Indagine della Corte dei Conti
Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.
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