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Sinner e la residenza a Montecarlo: “Riportarla in Italia? La penso così”

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Sinner e la residenza a Montecarlo: “Riportarla in Italia? La penso così”

Jannik Sinner: la sua visione sulla residenza a Montecarlo

Durante una conferenza stampa presso la sede della FITP, Jannik Sinner, fresco vincitore degli Australian Open, ha espresso il suo pensiero riguardo a diverse questioni.

Innanzitutto, ha escluso la sua partecipazione al Festival di Sanremo, affermando di preferire essere presente per tifare da casa e di dover tornare ad allenarsi, il suo vero piacere. Sinner ha inoltre discusso della sua residenza attuale a Montecarlo, affermando di sentirsi a casa in questo luogo e di apprezzare la presenza di altri tennisti con cui può allenarsi.

Queste affermazioni arrivano in un momento di grande consacrazione per il tennista italiano, che sta facendo parlare di sé non solo per le sue gesta in campo, ma anche per le sue scelte personali e professionali. La decisione di non partecipare a Sanremo, ad esempio, ha destato l’interesse del pubblico e dei media, alimentando ulteriormente l’attenzione attorno alla sua figura.

Il punto focale della conferenza, però, è stato sicuramente il suo legame con Montecarlo e la scelta di non spostare la sua residenza in Italia. Questa decisione potrebbe avere delle implicazioni anche sul piano sportivo, considerata l’importanza degli incontri e degli allenamenti con altri giocatori all’interno del circuito tennistico.

In conclusione, Jannik Sinner ha espresso chiaramente il suo punto di vista su diversi argomenti, mostrando una determinazione e una coerenza nelle sue scelte che vanno aldilà del solo campo da gioco. La sua posizione di rilievo nel panorama tennistico internazionale lo rende un personaggio di grande interesse, sia dal punto di vista sportivo che personale.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.

La dinamica

Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.

L’arresto

L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.

Dettagli della vicenda

Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.

Le conseguenze legali

Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.

Indagine della Corte dei Conti

Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.

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