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Teatro di Roma. Altro che inclusione, la priorità è difendere il pensiero unico

Le lamentele della sinistra romana relative alla nomina del nuovo direttore del Teatro di Roma sono veramente qualcosa di incredibile.
Ascoltare le dichiarazioni dei vari leader del Partito Democratico che parlano di pensiero unico fanno veramente sorridere. La verità è che la cultura tutta, dall’arte al cinema, dal teatro alla tv, passando dall’editoria fino alla radiofonia, è in mano alla lobby della sinistra, da quella più moderata fino alla sinistra più radicale. E’ questa la verità, ed ora che c’è un direttore che non ha nessun aggancio con il partito democratico, scoppia lo scandalo.
Prima di appellarsi al ‘pensiero unico’ tutti gli esponenti che in queste ore stanno veramente esagerando, dovrebbero ricordarsi del potere che ha la sinistra nella produzione dell’industria culturale.
La sinistra e il pensiero unico
Avete mai visto una fiction o un film al cinema, dove i cattivi sono stranieri o con la pelle scura e le vittime italiane? Che sia mai! Avete mai visto La Repubblica o CorSera trattare con insistenza il nesso fra immigrazione e reati penali, eppure qui in redazione, su 10 comunicati stampa ricevuti dalle forze di polizia, il 70-80% dei crimini commessi, sono causati da cittadini non italiani.
Qualche rappresentazione teatrale sull’identità nazionale o l’amor patrio se ne sono mai fatte? Una mostra sull’arte nazionale o sul culto di Roma (i turisti di tutto il mondo ci andrebbero pazzi), oppure un cantante esordiente che non strizza l’occhio alle grandi label musicali e alla CGIL, la quale – fra l’altro – fa tutto tranne che difendere i lavoratori? Per non parlare poi delle rassegne estive, con spazi e bandi vinti – sempre e comunque – dagli amici degli amici. Senza poi dimenticare i colossi, dell’armata rossa, i produttori massimi del pensiero capitalista-globalista, Feltrinelli e il gruppo Espresso, che giusto per dire, non hanno niente da condividere con i veri valori della sinistra italiana. Quella che si batteva per i poveri, le case popolari e il lavoro.
La verità è che il pensiero unico è in mano a quelli che hanno vinto la guerra. Cosa che fra l’altro potrebbe essere anche comprensibile. Però il popolo è sovrano e le cose cambiano. Col tempo gli oppressi sono diventati oppressori, gli oppressori oppressi.
In una democrazia, la libertà è il valore più importante in assoluto e per troppo tempo a Roma non eri schierato dalla parte giusta, non entravi da nessuna parte: alle poste, all’Atac; all’Ama, al Comune, alla Sapienza, al sindacato ecc…La lista è lunga e sarebbe il caso di cambiare registro, magari iniziando dal Teatro di Roma.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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