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Mamma arrestata per aver dato droga al figlio in carcere a Velletri: 20g di cocaina sequestrati
Una donna di 55 anni ha portato della droga a suo figlio, un detenuto di 35 anni impossibilitato nel carcere di Velletri per rapina, furto e ricettazione. La donna, proveniente da Nettuno, era andata a visitare il figlio e aveva occultato 20 grammi di cocaina in un guanto di lattice, chiuso con dello spago bianco e nascosto nelle sue parti intime, in modo da sfuggire ai controlli. Questo è un metodo comune utilizzato dai trafficanti di droga, anche se in questo caso non è stato efficace.
La madre, che lavorava come assistente di un anziano residente sulla costa, è stata scoperta dalle guardie della polizia penitenziaria presenti nella stanza. Il tentativo di passare il pacchetto di droga al figlio è avvenuto alla fine del colloquio e ha creato momenti di tensione. Nonostante la donna abbia tentato di negare, le prove erano evidenti. La polizia penitenziaria ha arrestato immediatamente la donna, che è stata processata e si trova ora agli arresti domiciliari a Nettuno.
Dopo un’indagine interna, il personale e la direzione del carcere hanno confermato che la madre aveva l’intenzione di aiutare il figlio a organizzare un giro di droga nel carcere, e non era semplicemente destinato al suo uso personale.
Il tentativo di introduzione di droga nella prigione ha rinnovato l’allarme riguardo alla situazione preoccupante dei detenuti tossicodipendenti, presenti in gran numero in tutte le prigioni italiane. Questo riesce a mettere in luce l’inefficacia dei programmi di recupero mirati alla riabilitazione, che dovrebbe essere una priorità delle istituzioni carcerarie. A causa di questo, il Sappe sta richiedendo controlli più severi e maggiore attenzione da parte delle autorità regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria.
Secondo il segretario del Sappe, Donato Capece, l’ingresso di droga nelle carceri è un problema sempre più frequente. Per risolverlo propone di seguire l’esempio del carcere di Rimini, dove esiste un piccolo reparto dedicato a detenuti tossicodipendenti che aderiscono volontariamente a un programma di recupero. Capece sostiene che una soluzione efficace potrebbe essere l’assegnazione di detenuti a comunità esterne dopo aver completato un percorso di recupero iniziale.
Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sappe, ha espresso apprezzamento per il personale penitenziario che ha fermato l’introduzione di sostanze stupefacenti nel carcere con grande professionalità e intelligenza.