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Pietro Orlandi rivela lettera inedita: ‘Emanuela Orlandi trattenuta a Londra e incinta’

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Pietro Orlandi rivela lettera inedita: ‘Emanuela Orlandi trattenuta a Londra e incinta’

L’ultima puntata del programma Mediaset Verissimo ha riportato alla luce una prospettiva inedita sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, sparita nel 1983. Durante il programma, Pietro Orlandi ha rivelato di essere in possesso di una lettera che cita una “pista inglese”. La missiva, presumibilmente dal cardinale Poletti, suggerisce che Emanuela Orlandi fosse stata condotta a Londra.

Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, scomparve a 15 anni il 22 giugno 1983 a Roma, dopo aver lasciato la sua casa per andare a una lezione di musica. La lettera inedita che Pietro Orlandi ha presentato nel programma Verissimo potrebbe riaprire la cosiddetta “pista inglese”, secondo la quale la ragazza sarebbe stata portata a Londra e lì tenuta all’oscuro per anni.

Pietro racconta di essere stato contattato da una persona convinta che Emanuela sia stata portata a Londra. Secondo questa persona, dietro la sparizione ci sarebbe un giro ampio di pedofilia. L’informatore faceva parte dei Nuclei Armati Rivoluzionari come braccio operativo.

L’informatore, che ora non è più vivo, avrebbe recapitato una lettera a Pietro Orlandi che attribuisce al cardinale Poletti. La lettera, spedita all’allora segretario di Stato inglese Frank Cooper, tratta del caso di Emanuela, affermando che ella risiedeva a Londra in un appartamento gestito dagli Scalabriniani. Oltre a ciò, la lettera sostiene che Emanuela fosse incinta e fosse stata ricoverata per interrompere la gravidanza.

La lettera televisiva, presumibilmente del cardinal Poletti, traccia “la soluzione immediata del problema totalmente inaspettato e indesiderato”. Ciò nonostante, la visione della Chiesa afferma che “anche un feto all’interno del grembo materno possieda un’anima”. La lettera aggiunge che era “di vitale importanza” che Emanuela Orlandi rimanesse viva e salutare, dato che “era stata protagonista di vicende di primaria importanza nel panorama diplomatico internazionale”.

Pietro Orlandi ha espresso la speranza che la Procura di Roma o la Commissione lo chiamino al più presto possibile per poter fornire il nome dell’informatore e tutte le informazioni a lui rivelate. Gli scettici possono sostenere che la lettera sia falsa, ma Pietro la considera veritiera. Egli afferma: “Io sono fiducioso e sono convinto che si possono fare quelle cose che non sono state fatte in passato”. Conclude: “Io la sento viva, finché non troverò i resti spererò sempre di riuscire a ritrovarla”.

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Incendio appiccato da un detenuto nella sua cella al carcere Regina Coeli di Roma

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Incendio appiccato da un detenuto nella sua cella al carcere Regina Coeli di Roma

Un detenuto ha appiccato un incendio nella sua cella al carcere romano di Regina Coeli, mentre un altro si è ferito gravemente al collo. La notizia è stata comunicata dal sindacato Fp Polizia Penitenziaria della Cgil, che ha definito l’episodio come un'”ennesima notte di follia” all’interno dell’istituto penitenziario.

Incendio e fuga di fumo

Il sindacato ha spiegato che il detenuto ha provocato un incendio creando una grossa nube di fumo nella sezione detentiva. Solo l’intervento tempestivo del personale di Polizia Penitenziaria ha evitato conseguenze più gravi. Durante le operazioni di evacuazione, un altro detenuto, probabilmente sconvolto e in preda al panico, si è procurato una grave ferita da taglio al collo.

Condizioni critiche del personale

La Cgil ha sollevato preoccupazioni riguardo alla situazione del personale, avvertendo che è “fortemente in sotto organico”. Il sindacato ha denunciato le “precari e difficili condizioni di lavoro” nella struttura, sottolineando che la Polizia Penitenziaria sta affrontando turni massacranti e operando al di sotto dei livelli minimi di sicurezza. Hanno fatto appello per “interventi urgenti dalle varie Autorità” e hanno chiesto una riforma dell’intero sistema penitenziario che possa affrontare le emergenze e restituire dignità ai lavoratori del Corpo di Polizia Penitenziaria.

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Carro distrutto dalle fiamme al carnevale di Pontecorvo, due bimbi ustionati e la folla in fuga

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Carro distrutto dalle fiamme al carnevale di Pontecorvo, due bimbi ustionati e la folla in fuga

Durante la sfilata della 73esima edizione del Carnevale Ciociaro Pontecorvese a Pontecorvo, provincia di Frosinone, un carro allegorico ha preso fuoco, generando panico tra i presenti. Tre persone, tra cui una donna e due bambini, sono rimaste ferite, mentre un carabiniere ha riportato una lieve ustione.

Incendio del carro allegorico

Le prime indagini indicano che l’incendio potrebbe essere stato causato da un corto circuito dell’impianto elettrico. Tuttavia, si è successivamente ipotizzato che il rogo possa essere originato da un servizio di effetti scenici che utilizzava fiamme. Testimoni affermano che le fiamme sarebbero state più alte del previsto e, a causa del vento, hanno investito un pupazzo di cartapesta, innescando il fuoco.

Dettagli sui feriti

Tra i tre feriti figurano la moglie e il figlio di chi ha allestito il carro, colpiti mentre si trovavano all’interno della struttura. I feriti sono stati trasportati all’ospedale di Cassino: un bambino e la donna sono stati dimessi con ustioni ritenute non gravi, mentre l’altro bambino ha riportato ustioni più significative, ma non si trova in pericolo di vita.

Inoltre, un carabiniere ha subito una leggera ustione al collo a causa di residui di resina bruciata, secondo quanto riportato dall’agenzia LaPresse.

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