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Tassa soggiorno: ok per modifica proporzionata alle tariffe alberghi
Il Senato ha approvato una risoluzione che impegna il governo a rivedere la legge sulla tassa di soggiorno. Questa risoluzione prevede che il costo della tassa non sia più fisso, come attualmente, ma variabile in base al costo della stanza. Questo cambiamento avrà un impatto significativo per gli albergatori romani.
Il presidente di Assohotel Confesercenti Roma, Francesco Gatti, si è detto soddisfatto e fiducioso riguardo a questa decisione. Ha dichiarato che la tassa di soggiorno attuale non funziona, poiché incide troppo sui turisti senza dare beneficio al turismo. Secondo lui, è necessario rivedere l’impianto della normativa per mantenere la competitività con le altre città europee.
La tassa di soggiorno, ferma al 2014, aveva subito un aumento nel 2023 con rincari fino al 100%. Questo aumento ha maggiormente colpito le case vacanze, le affittacamere, i bed and breakfast e le guest house, con tariffe che arrivano fino a 6/7 euro al giorno a turista, incidendo soprattutto sui soggiorni più lunghi, ma per un massimo di dieci giorni.
Le nuove tariffe prevedono un costo di 4 euro al giorno per gli alberghi a una stella, 5 euro per quelli a due stelle, 6 euro per quelli a tre stelle, 7,50 euro per quelli a quattro stelle e 10 euro per quelli a cinque stelle. La risoluzione votata in Senato prevede che la tassa di soggiorno venga pagata a parte e non alla struttura, e sarà il Comune a riscuoterla direttamente senza coinvolgere gli albergatori.
Il presidente di Assohotel Confesercenti, Vittorio Messina, ha accolto positivamente la risoluzione, dichiarando che è necessario intervenire sul metodo di applicazione e di riscossione dell’imposta per correggere le attuali distorsioni del mercato e recuperare la competitività delle imprese rispetto ai concorrenti stranieri. Ha sottolineato anche l’importanza di rendere l’onere della tassa di soggiorno meno pesante e proporzionato alle tariffe delle strutture ricettive.
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