Attualità
Uomo getta acqua bollente sulla moglie davanti ai figli minorenni

“Non riesci nemmeno a comportarti come una governante“, le avrebbe rimproverato una volta rientrata a casa, dopo aver scoperto che la cena non era stata servita. Successivamente, si sarebbe voltato verso sua moglie e avrebbe lanciato su di lei l’acqua bollente sul fornello, destinata alla pasta. Recentemente, secondo il Messaggero, il procuratore ha concluso le indagini per maltrattamenti familiari resi più gravi dalla presenza dei figli adolescenti: non si esclude che per il marito, un operaio di 52 anni, possa essere aperto un processo.
Cosa è successo
Gli eventi sono accaduti lo scorso novembre in un piccolo paese nei pressi di Frosinone. All’arrivo a casa, il marito di 52 anni, un operaio, scopre che la cena non è pronta. Questa scoperta lo infuria. “Non hai abilità per fare alcunché, neppure fare la serva”, avrebbe detto. Da qui è nata la controversia: la donna per anni si è presa cura della casa e dei figli. Tuttavia, al culmine della disputa, l’uomo avrebbe iniziato a picchiarla a pugni e schiaffi. Si è poi avvicinato al fornello dove c’era una pentola d’acqua che stava bollendo per cucinare la pasta. Ha preso la pentola e l’ha versata su sua moglie. In casa, oltre al matrimonio, c’erano anche i loro figli adolescenti, ancora minori, che hanno tentato di difendere la madre.
La fuga e la denuncia
Appena possibile, la donna riuscì a fuggire da casa seguita dai figli e andò al pronto soccorso. Dopo aver ricevuto le cure mediche, si consultò con un avvocato e sporse denuncia. Secondo quanto riferito dal suo avvocato, prima di attaccarla con l’acqua bollente, il marito l’aveva già minacciata con un’arma da fuoco. La pentola d’acqua era solo l’ultimo di una serie di episodi: ogni giorno l’uomo tornava a casa e trova un pretesto per maltrattarla, picchiarla o umiliarla. L’avvocato della moglie sta già cercando di raccogliere tutte le prove necessarie per un processo.
Attualità
Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.
La dinamica
Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.
L’arresto
L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.
Attualità
Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.
Dettagli della vicenda
Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.
Le conseguenze legali
Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.
Indagine della Corte dei Conti
Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.
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