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Infermiere arrestato per spaccio in carcere: beccato con coca per detenuto

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Infermiere arrestato per spaccio in carcere: beccato con coca per detenuto

Un infermiere è stato arrestato questa mattina mentre cercava di introdurre droga nel carcere di Velletri per consegnarla a un detenuto. L’infermiere, impiegato nel carcere, è stato sorpreso mentre consegnava 300 grammi di cocaina e più di 400 grammi di hashish al detenuto. Nell’auto dell’infermiere sono stati trovati microtelefoni completi di sim card (che spesso vengono introdotti illegalmente in carcere) e caricabatterie. Nella sua abitazione, sono stati trovati 40mila euro in contanti, presumibilmente provento della vendita di droga all’interno del carcere. Tutti gli oggetti e il denaro sono stati sequestrati dagli investigatori che stanno indagando sul caso.

La CGIL ha chiesto il potenziamento delle unità cinofile all’interno delle carceri per contrastare il traffico di droga. Mirko Manna della FP CGIL Nazionale ha dichiarato che l’introduzione di sostanze stupefacenti rappresenta una grave minaccia per la sicurezza dei penitenziari e compromette gli sforzi di riabilitazione dei detenuti. Il traffico di droga e telefoni cellulari all’interno delle carceri comporta affari milionari che influenzano le gerarchie sia all’interno che all’esterno delle strutture penitenziarie. La CGIL ha sottolineato l’importanza delle unità cinofile del Corpo di Polizia Penitenziaria, che sono state efficaci nel contrastare questo fenomeno. Hanno richiesto un potenziamento e una maggiore diffusione delle unità cinofile su tutto il territorio nazionale, oltre che a un utilizzo più regolare anziché sporadico.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.

La dinamica

Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.

L’arresto

L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.

Dettagli della vicenda

Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.

Le conseguenze legali

Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.

Indagine della Corte dei Conti

Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.

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