Cronaca
Picchia la donna incinta e poi invia video intimo ai suoceri: condannato un infame di 35enne
Un uomo di 35 anni è stato condannato a cinque anni di carcere con l’accusa di revenge porn e maltrattamenti. Ha picchiato per anni la compagna e poi, quando lei lo ha lasciato, si è vendicato inviando video che li ritraevano in intimità a tutti i parenti di lei, compresi i genitori. Una vicenda che ha segnato profondamente la donna, madre di un bambino di due anni, e che ha poi deciso di denunciarlo, mettendo fine all’incubo in cui stava facendo vivere entrambi.
La vicenda, che ha avuto inizio nel 2016, è riportata da Il Corriere della Sera. I due si erano messi insieme e avevano deciso di andare a vivere a Tenerife, dove il 35enne aveva cominciato una nuova attività lavorativa. Un anno dopo, a dicembre 2017, lei scopre di essere incinta. Quando lui ha saputo della gravidanza l’ha presa per i capelli e lanciata per terra, aggredendola violentemente. E ha cominciato a incolparla di qualsiasi cosa. Se il lavoro andata male, attribuiva la responsabilità a lei e al bambino, non a se stesso. Era colpa loro, le diceva, se gli affari non ingranavano. E continuava a picchiarla e ad aggredirla, spesso anche davanti al bambino. Fino a che lei, quando il piccolo ha compiuto due anni, non ha deciso di andar via di casa e porre fine alle violenze.
Ma l’uomo non aveva intenzione di lasciarla andare. L’ha minacciata varie volte di morte, dicendole che l’avrebbe uccisa se non fosse tornata a casa. Ha poi cominciato a inviare video intimi a tutta la sua famiglia, compresi i genitori. Per farlo smettere lei è tornata a casa qualche giorno. Le violenze erano ovviamente ricominciate, e lei ha deciso di andare via per sempre e denunciarlo. Adesso lui è stato condannato a cinque anni di carcere.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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