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Produttore Rai ricoverato per malore, muore di legionella.

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Produttore Rai ricoverato per malore, muore di legionella.

Morto Maurizio Paffetti a causa della legionella

Maurizio Paffetti, produttore di numerosi documentari per programmi Rai, è morto durante il ricovero al policlinico Umberto I, dove avrebbe contratto il batterio della legionella che l’avrebbe ucciso. Ora si attendono i risultati dell’autopsia. Dopo un malore, Paffetti è stato ricoverato nella Cardiochirurgia e successivamente in terapia intensiva neurochirurgica, dove si è scoperta la presenza della legionella.

Indagine interna sull’accaduto

Dopo il decesso di Paffetti, è stata avviata un’indagine interna dell’ospedale per ricostruire i dettagli del suo ricovero e le cause della morte. I tre medici responsabili dei reparti in cui è stato ospitato il produttore dovranno presentare una relazione dettagliata sugli accertamenti clinici effettuati.

La denuncia sul problema della legionella all’Umberto I

Il sindacato ha denunciato la presenza della legionella e della salmonella nel Policlinico Umberto I già tre mesi prima del decesso di Paffetti, sollevando preoccupazioni sulle vecchie tubature e l’impianto idrico dell’ospedale che potrebbero favorire la diffusione di batteri nocivi.

Chi era Maurizio Paffetti

Maurizio Paffetti era un produttore di documentari Rai e un volontario della cooperazione internazionale. Con l’iniziativa “Crocevia” ha lavorato per la comunicazione sociale in Sud America e Africa per vent’anni. Ha prodotto numerosi documentari per programmi come Mixer, Geo & Geo e Alle falde del Kilimangiaro.

Il problema della legionella negli ospedali di Roma

La presenza di legionella negli ospedali romani non è un caso isolato. In passato, la presenza di questa patologia infettiva è stata nascosta per evitare costi e lavori di manutenzione. Soluzioni a breve termine come abbassare i valori delle sostanze nocive nell’acqua degli ospedali potrebbero essere pericolose a lungo termine per la salute dei pazienti e del personale medico.

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Incendio al commissariato di Albano, 15 auto della polizia distrutte con probabile pista anarchica

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Incendio al commissariato di Albano, 15 auto della polizia distrutte con probabile pista anarchica

Un incendio doloso ha devastato quindici automobili della polizia di Stato ad Albano Laziale all’alba di oggi, lunedì 24 febbraio. All’interno del parcheggio del commissariato si trovavano dieci auto di servizio e cinque vetture private degli agenti. Due poliziotti, uno della stradale e uno del commissariato, hanno riportato intossicazioni da fumo e sono attualmente in ospedale per accertamenti.

Indagini in corso

Le indagini, affidate alla Digos della questura di Roma, indicano un’origine dolosa dell’incendio, con la pista anarco-insurrezionalista considerata la più promettente. Telecamere di sicurezza hanno ripreso una persona incappucciata che, dopo aver scavalcato il muro di cinta, ha appiccato il fuoco. Secondo quanto riferito dal segretario del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese, “è abbastanza evidente che dietro questo gesto ci siano esponenti dell’area anarco-insurrezionalista”.

Rischi per la sicurezza

Questo episodio si verifica a pochi giorni da un altro incendio simile, avvenuto presso il comando della Compagnia dei Carabinieri di Castel Gandolfo, che aveva già visto in pericolo la sicurezza delle forze dell’ordine. Anche in quell’occasione, una persona incappucciata era stata ripresa mentre tentava di appiccare un incendio.

Reazione delle autorità locali

Il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, ha espresso “solidarietà e vicinanza agli agenti del commissariato locale” e ha confermato che “gli uffici comunali si sono attivati per quanto di nostra competenza”. A causa dell’incendio, la circolazione veicolare su via Appia e Borgo Garibaldi è stata temporaneamente chiusa, ma il traffico è stato successivamente riaperto in entrambi i sensi di marcia.

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Due turisti bloccati mentre un altro riesce a fare il bagno nella fontana di Trevi

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Due turisti bloccati mentre un altro riesce a fare il bagno nella fontana di Trevi

Il 23 febbraio, una notte di controlli intensificati, la Polizia Locale di Roma ha bloccato un gruppo di turisti intenti a entrare nella fontana di Trevi. Tra i tre uomini coinvolti, un turista neozelandese residente a Londra è riuscito parzialmente a bagnarsi, ma è stato immediatamente multato di 500 euro e allontanato secondo quanto stabilito dal Regolamento di Polizia Urbana.

Non sono noti i motivi per cui i turisti abbiano tentato di immergersi nel famoso monumento, ma la polizia ha intensificato le misure di vigilanza per prevenire episodi di questo tipo. Nonostante l’intervento tempestivo degli agenti, il neozelandese ha ignorato gli avvertimenti e ha danneggiato un sito che è già sotto attenta osservazione.

La frequente tentatività di ingresso nella fontana da parte di turisti non è una novità, sebbene i controlli abbiano reso tali comportamenti sempre più rari. Anche in situazioni in cui i trasgressori sfuggono al fermo immediato delle forze dell’ordine, come dimostra questo caso, le multe rimangono elevate e rappresentano un deterrente significativo.

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