Cronaca
Arrestati tre uomini per tentato omicidio del boss della droga a Tor Bella Monaca

Arrestati tre uomini accusati di aver sparato a Giancarlo Tei
Giancarlo Tei è stato colpito da vari proiettili la notte dell’11 maggio. I carabinieri hanno arrestato questa mattina tre uomini di origine sudamericana, residenti a Genova.
Individuati grazie alle telecamere di sorveglianza
I carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Frascati hanno arrestato tre uomini accusati di aver cercato di uccidere la sera dell’11 maggio Giancarlo Tei, uno degli uomini chiave dello spaccio a Roma. Si tratta di tre cittadini di origine sudamericana residenti a Genova.
I militari li hanno individuati tramite la visione delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona. Durante le indagini hanno notato una macchina parcheggiata nei pressi di via Scozza – dove hanno cercato di uccidere Tei – nei momenti precedenti e successivi il tentato omicidio. Sull’auto si sono visti salire due uomini il cui profilo sembrava corrispondere a quello dei sicari: tramite l’incrocio di informazioni acquisite dalle varie banche dati e dopo aver interrogato tutte le fonti a disposizione, sono riusciti a monitorare gli spostamenti della macchina, prendendo la targa e risalendo ai tre uomini che erano a bordo. Questa mattina i carabinieri li hanno arrestati e portati in carcere.
L’attentato a Giancarlo Tei ed il suo coinvolgimento nello spaccio romano
Giancarlo Tei è stato colpito da diversi proiettili la notte dell’11 maggio in via Scozza, nei pressi della sua abitazione a Tor Bella Monaca. A chiamare i soccorsi sono stati i residenti allertati dalle urla del ragazzo insieme alla madre, che ha sentito il figlio chiedere aiuto in strada. Sottoposto a una delicata operazione, Tei si è riuscito a salvare. Chi gli ha sparato, non voleva mettergli paura, non lo voleva ferire: lo voleva uccidere, non ci è riuscito solo per puro caso
Cronaca
Wakeman presenta un concerto solista al pianoforte degli Yes

Un’ultima notte da solo al pianoforte, come ha fatto per una vita. Poi basta. Rick Wakeman, storico tastierista britannico già membro degli Yes del periodo d’oro, gli anni Settanta, dice addio a questo tipo di concerti.
Il saluto di un’icona della musica
Wakeman ha comunicato la conclusione della sua carriera dedicata a concerti solisti, dopo aver deliziato i fan con le sue esibizioni per anni. I suoi concerti hanno sempre rappresentato una fusione di virtuosismo e passione, rendendoli un’esperienza unica per il pubblico.
Un legame con il passato
Noto per il suo lavoro con gli Yes, Wakeman ha segnato un’era della musica rock progressive. Ora, con il suo ritiro dai concerti al pianoforte, si chiude un capitolo che ha incantato generazioni di ascoltatori.
Il futuro della musica per Wakeman
La decisione di Rick Wakeman segna un cambio significativo nella sua carriera. Sebbene chiuda questa porta, il suo contributo alla musica rimarrà impresso nella storia. Il tastierista promette di continuare a essere presente nel panorama musicale, ma con modalità diverse.
Cronaca
Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

Un papà italiano per garantire alle neomamme straniere il permesso di soggiorno: è questo il meccanismo rivelato da un’indagine condotta dal commissariato Viminale. Tre donne sudamericane avevano coinvolto due senza tetto e un pregiudicato nel ruolo di padri improvvisati per i loro figli, presentandosi negli uffici anagrafici degli ospedali per dichiarare la paternità. Gli investigatori hanno scoperto una rete di sfruttamento che traeva vantaggio dalla vulnerabilità degli uomini coinvolti, offrendo in cambio denaro, pasti e sigarette.
LA BANDA
Il principale artefice del raggiro è Simeone Halilovic, 53 anni, soprannominato Kojak, che si occupava di reclutare i falsi padri e definire i compensi. Al suo fianco operavano Daniele Amendolara, 35 anni, e Settimio Possenti, 55 anni, entrambi con precedenti penali. A supportare l’inchiesta c’è anche un clochard, testimone chiave che, dopo aver subito minacce, ha fornito testimonianze cruciali. Halilovic aveva convinto il clochard a dichiararsi padre di un bambino, mentre la madre, una cittadina venezuelana di 33 anni, lavorava come escort.
IL DNA
Le indagini hanno portato alla raccolta di prove biologiche grazie alla collaborazione del clochard, che temeva per la propria vita. Halilovic, dopo aver appreso della sua collaborazione con gli inquirenti, ha tentato di rintracciarlo, dichiarando: «Se lo trovo lo taglio». Gli agenti hanno scoperto che le madri erano in realtà conviventi con i veri padri dei bambini, portando alla luce un complicato sistema di false dichiarazioni. I test del DNA hanno confermato la verità riguardante le paternità, e per Halilovic e i suoi complici sono scattate misure restrittive, mentre le tre donne sono state poste agli arresti domiciliari. Il clochard, che ha assistito le forze dell’ordine, non è stato colpito da misure cautelari.
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