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Condanna a 21 anni per l’Omicidio del Marito

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Condanna a 21 anni per l’Omicidio del Marito

Verdetto: 21 Anni di Carcere per Braulina Cozzula

Braulina Cozzula è stata condannata dalla Corte d’Assise d’Appello bis a 21 anni di reclusione per l’omicidio del marito Valerio Amadio. Le motivazioni della sentenza e un possibile ricorso in Cassazione sono ancora attesi.

Decisione della Corte d’Assise d’Appello bis

La Corte d’Assise d’Appello bis ha emesso una condanna di 21 anni di carcere per Braulina Cozzula, accusata di omicidio volontario. Il marito, Valerio Amadio, è morto carbonizzato a Rieti il 25 novembre 2019. La sentenza è stata pronunciata dalla giudice Cristina Scipioni dopo due lunghe udienze che hanno visto il confronto tra accusa, difesa e parti civili. È stata riconosciuta la prevalenza del vizio parziale di mente sulle aggravanti, un elemento su cui la difesa ha focalizzato gran parte delle sue argomentazioni.

Argomentazioni della Difesa

All’udienza conclusiva della difesa è intervenuta l’avvocata Carol Richichi, sostituendo il difensore titolare. L’avvocato Antonino Castorina, difensore di fiducia di Braulina Cozzula, ha dichiarato: “Aspettiamo le motivazioni della sentenza per capire come agire. Da una parte è stato chiarito che non c’è stata una condotta omicida nei confronti del figlio, dall’altra dobbiamo comprendere meglio come viene rappresentata la condotta dolosa riguardo al decesso del marito, che a nostro avviso, considerando le condizioni mentali della cliente, risulta essere stata colposa.”

Il Processo: Dettagli e Sviluppi

Nel corso del processo per l’omicidio di Valerio Amadio, la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha confermato l’imputazione principale di omicidio volontario aggravato. Gli avvocati difensori hanno presentato ricorso in Cassazione. Anche la Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma ha contestato la pena ritenendola inadeguata. In seguito, la Suprema Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, ordinando un nuovo processo in Corte d’Assise d’Appello, conclusosi con una condanna di 21 anni per Cozzula.

Il Tragico Evento: L’Incendio

I fatti che hanno portato Braulina Cozzula a processo risalgono alla notte del 25 novembre 2019. Secondo le indagini della Procura, tra lei e il marito c’è stata una lite. La donna avrebbe poi cosparso la casa con della benzina, causando un incendio in cui Amadio è morto carbonizzato. Cozzula è rimasta ustionata sul 50% del corpo. Successivamente alla discussione, si sarebbe allontanata in uno stato di forte alterazione con il figlio di sette anni, raggiungendo un distributore per procurarsi benzina. Tornata a casa, avrebbe cosparso il marito di benzina, causando l’incendio mortale.

Conclusioni

Il caso di Braulina Cozzula è ancora aperto, in vista delle motivazioni dettagliate della sentenza e un possibile ulteriore ricorso in Cassazione. Restano molte domande sulle condizioni mentali della donna e sulle precise dinamiche che hanno portato alla tragica morte di Valerio Amadio.

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Frode a Leroy Merlin: ecco come i dipendenti rivendevano sottocosto scaldabagni e trapani

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Frode a Leroy Merlin: ecco come i dipendenti rivendevano sottocosto scaldabagni e trapani

Un milione di euro: ecco quanto valeva la truffa dei dipendenti del punto vendita di Fiumicino di Leroy Merlin. Chi sono e come facevano a rubare e rivendere la merce del negozio.

Il punto vendita di Leroy Merlin di Fiumicino.

Una truffa milionaria quella messa in piedi dai dipendenti di Leroy Merlin nel punto vendita di Fiumicino a Roma. Almeno 20 indagati, due dei quali, ritenuti i gestori della truffa, già raggiunti da misure cautelare. A svolgere questo mercato parallelo, commessi e addetti alla vigilanza dello store che rubavano la merce per poi rivenderla.

Come hanno fatto i dipendenti di Leroy Merlin a mettere in piedi una truffa milionaria

Un’organizzazione quasi impeccabile quella dei dipendenti di Leroy Merlin finiti nell’occhio del ciclone per una truffa milionaria alla loro azienda. Proprio i dipendenti, commessi e vigilantes, che avrebbero dovuto garantire la sicurezza nel punto vendita, rubavano i prodotti.

Il gruppo agiva durante l’orario di lavoro e portava via i prodotti dal magazzino. Dai condizionatori ai tagliaerba, dagli scaldabagni ai trapani. Tutto veniva rubato e poi rivenduto sottocosto spesso a persone ignare del raggiro. “Se ti serve te lo prendo con lo sconto”, dicevano a privati e artigiani locali. Dei veri affaroni per loro che, però, non sapevano di acquistare merce rubata. Probabilmente è proprio per questo che nei loro confronti, non è contestato il reato di ricettazione o incauto acquisto a nessuno dei clienti.

I furti e le perdite dell’azienda

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ci sarebbero stati più di oltre cento furti fra il gennaio 2022 e l’agosto 2023: non si sarebbero fermati neppure dopo la denuncia sporta nel marzo del 2023. È proprio in quel mese che, durante l’inventario, il responsabile del punto vendita si è accorto che i prodotti, che sul database gestionale risultavano disponibili, non erano in magazzino. Le perdite sono state enormi per l’azienda: 800mila euro soltanto nel 2022, 400mila nel 2023, dopo l’intervento dei carabinieri.

Una volta sporta la denuncia, sono scattate le indagini. Sono stati passati al vaglio i video di sorveglianza ed effettuate perquisizioni e verifiche sui tabulati telefonici. Gli inquirenti non hanno impiegato troppo tempo a capire cosa fosse successo.

Nel frattempo gli inquirenti sono riusciti ad identificare i presunti gestori della truffa, i due vigilantes del punto vendita, G.D.L., un ventisettenne e S.C., un ventottenne, già raggiunti da misure cautelari, come riporta la Repubblica: arresti domiciliari per il primo e divieto di dimora a Fiumicino per il secondo. Almeno altre 20 le persone indagate, fra addetti alla logistica, alla gestione del magazzino e vigilantes. la loro posizione è ancora al vaglio degli inquirenti.

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Due diciottenni arrestati per aver aggredito un rider e avergli rubato lo scooter, mandandolo in ospedale.

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Due diciottenni arrestati per aver aggredito un rider e avergli rubato lo scooter, mandandolo in ospedale.

Rider aggredito al Tuscolano: quattro giovani arrestati

È finito in ospedale con sette giorni di prognosi un rider aggredito stanotte da quattro giovani al Tuscolano. Lo hanno preso a calci e pugni e hanno provato a rubargli lo scooter.

L’aggressione e l’intervento dei Carabinieri

Hanno aggredito un rider, prendendolo a calci e a pugni, poi lo hanno spinto giù dallo scooter, facendolo cadere a terra, per cercare di rubarglielo. I carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato due ragazzi di diciotto anni, che dovranno rispondere di rapina aggravata in concorso e hanno denunciato a piede libero due minorenni, per lo stesso reato. L’episodio è avvenuto in via del Mandrione in zona Tuscolano a Roma nella notte scorsa tra giovedì 5 e venerdì 6 settembre. Il rider aggredito ha dovuto ricorrere a cure mediche ed è stato trasportato all’ospedale San Giovanni Addolorata, dove è stato medicato e dimesso con una settimana di prognosi.

Dinamica dell’aggresione

Secondo quanto ricostruito finora in sede d’indagine fatta dai carabinieri della Stazione di Roma Tuscolana e quelli della Stazione di Roma San Giovanni coordinati dalla Procura della Repubblica, la vittima, un ventinovenne, stava svolgendo delle consegne a domicilio per l’azienda di delivering per la quale lavora. Stava guidando lo scooter quando i quattro giovani che lo avevano preso di mira si sono avvicinati e lo hanno aggredito. Lo hanno bloccato, in modo da impedirgli di proseguire la marcia, lo hanno colpito con calci e pugni, spingendolo a terra, e hanno cercato di portagli via il mezzo. Il rider si è ribellato all’aggressione ed è riuscito a impedire che gli rubassero lo scooter, ma i quattro sono riusciti a portargli via lo smartphone e le chiavi e sono scappati via, facendo perdere in un primo momento le loro tracce.

Il ventinovenne è riuscito a chiamare subito il Numero Unico delle Emergenze 112 dando l’allarme e chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine, spiegando di essere stato appena rapinato. I carabinieri lo hanno raggiunto e ascoltato il suo racconto, raccogliendo gli elementi utili per rintracciare i quattro ragazzi. Li hanno trovati tutti dopo pochi minuti insieme allo smartphone e alle chiavi rubate e li hanno portati in caserma. I due maggiorenni sono stati trattenuti in caserma e portati nelle aule di piazzale Clodio, dove il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto per entrambi l’obbligo di dimora nel Comune di Roma. Gli altri giovani minorenni sono stati rimessi in libertà.

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Travolta mentre attraversava la strada alla Magliana: donna di 46 anni muore dopo due giorni di agonia

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Travolta mentre attraversava la strada alla Magliana: donna di 46 anni muore dopo due giorni di agonia

Federica Giallonardi Era Stata Ricoverata in Condizioni Disperate all’Ospedale San Camillo di Roma

Federica Giallonardi, 46 anni, è deceduta dopo essere stata travolta da una Citroen C1 mentre attraversava la strada la sera del 2 settembre tra via delle Vigne e via di Generosa, nel quartiere Magliana, alla periferia di Roma. Nonostante i tentativi disperati dei medici dell’ospedale San Camillo, la donna è morta dopo due giorni di ricovero. L’incidente, avvenuto intorno alle 21:30, ha lasciato la comunità locale in lutto e ha sollevato domande sulla sicurezza stradale nella zona.

Dettagli dell’Incidente e Indagini In Corso

L’uomo alla guida della Citroen C1 si è fermato immediatamente a prestare soccorso dopo l’investimento. I test effettuati per rilevare la presenza di alcol e droghe nel sangue sono risultati negativi, ma la sua posizione è ora al vaglio degli inquirenti. Come è prassi in tali circostanze, rischia una denuncia per omicidio stradale. A coordinare le indagini sono gli agenti della Polizia Locale del gruppo XII Monteverde, che hanno sequestrato il veicolo per condurre ulteriori accertamenti. Rimane ancora da chiarire se Federica Giallonardi stesse attraversando sulle strisce pedonali al momento dell’incidente, una questione cruciale per determinare la dinamica esatta dei fatti.

Sicurezza Stradale e Responsabilità

La tragica morte di Federica Giallonardi solleva preoccupazioni sulla sicurezza stradale nel quartiere Magliana. Eventi come questo mettono in risalto l’importanza di rispettare i limiti di velocità e di prestare attenzione nelle aree pedonali. La comunità e le autorità locali saranno chiamate a riflettere su possibili misure preventive per evitare futuri incidenti.

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Attrice Francesca Carocci scomparsa a 28 anni

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Attrice Francesca Carocci scomparsa a 28 anni

Un forte dolore al petto e la corsa in ospedale dove, però, i medici la rimandano a casa con una cura di antidolorifici. Ma dopo 48 ore Francesca Carocci è morta per infarto. La Procura apre le indagini.

Il dolore al petto e l’infarto: come è morta Francesca Carocci

Una fitta fortissima al petto e la corsa in ospedale, all’Aurelia Hospital. Dopo una prima visita è stata mandata a casa con un antidolorifico. Ma 48 ore dopo è morta per un infarto. È quanto accaduto a Francesca Carocci, attrice di 28 anni, morta lo scorso febbraio. Per cercare di chiarire l’accaduto la procura ha aperto le indagini per omicidio colposo, per il momento a carico di ignoti.

Quello che ha colpito Francesca Carocci potrebbe essere stato un caso di malasanità: la ventottenne soffriva di una patologia cardiaca che potrebbe non essere stata analizzata a dovere dai sanitari durante la visita. I fatti risalgono al 28 febbraio del 2024, quando la ventottenne ha accusato un forte dolore al petto. Le fitte si sono fatte sempre più ingestibili e ha iniziato ad avere la febbre, tanto che alle 16 di quella stessa giornata la ventottenne è stata trasportata in ospedale in ambulanza, al pronto soccorso dell’Aurelia Hospital. Nella struttura medica la ragazza è stata sottoposta a visite e controlli. Dopo quattro ore e la somministrazione di un antidolorifico è stata dimessa. Tornata a casa, dopo altre 48 ore dalla visita, sono stati i genitori della ragazza a chiamare l’ambulanza che arriva e porta nuovamente la ragazza all’Aurelia Hospital. Durante il viaggio, c’è stato un primo attacco di cuore, ma poi la ragazza è stata rianimata. Ma quando sembrava essersi rimessa è arrivato un secondo infarto. E per la ventottenne non c’è stato più niente da fare.

La visita in ospedale

Nelle quattro ore in ospedale è stata sottoposta ad una serie di esami sul valore della troponina e ad un elettrocardiogramma. Entrambe le analisi avrebbero indicato, secondo il medico legale nominato dalla procura, dei problemi al cuore: dal valore troppo alto della troponina e dall’Ecg sarebbero apparsi chiari i problemi che la ventottenne aveva al cuore. Ma nonostante questa è stata dimessa. La famiglia di Carocci ha sporto denuncia per l’accaduto con l’avvocata Paola Cittadini e sono scattate le indagini.

Se la lettura delle analisi fosse avvenuta diversamente, la morte di Francesca Carocci si sarebbe potuta evitare? Questo è quanto sono chiamati a scoprire gli inquirenti.

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Gravissimo incidente a Nettuno, si risveglia la gemella ferita: e chiede dove sorella e figlio

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Gravissimo incidente a Nettuno, si risveglia la gemella ferita: e chiede dove sorella e figlio

Quando si è risvegliata ha chiesto subito di loro: così la donna al volante nel terribile incidente di Nettuno ha appreso che la sorella gemella incinta e il figlio sono morti nello scontro.

L’automobile Kia su cui viaggiavano le gemelle e il nipotino di 5 anni a sinistra e Sabrina Spallotta, vittima dell’incidente insieme al nipotino.

Dopo il terribile incidente di mercoledì scorso, era stata trasferita al San Camillo in condizioni gravi. Dopo qualche ora dal suo arrivo si è risvegliata la trentanovenne che si trovava alla guida della Kia Sportage su cui viaggiavano Sabrina Spallotta, la sua gemella e suo figlio, un bimbo di appena 5 anni. E la prima domanda, non appena aperti gli occhi, riguarda proprio loro due. “Dove sono?”, ha chiesto. Ma per entrambi non c’è stato niente da fare. Sono morti sul colpo, subito dopo lo schianto.

Il tragico incidente a Nettuno: morta una donna incinta e il nipotino di 5 anni

Il terribile incidente è avvenuto nella serata di mercoledì 4 settembre 2024. Erano da poco passate le ore 20 quando c’è stato lo schianto fra le due automobili a Nettuno (nella foto in apertura), fra via Cervicione e via del commercialista da poco con uno studio tutto suo e al settimo mese di gravidanza, si trovava al sedile del passeggero, la gemella anche lei incinta al sesto mese, era al volante. Con loro il figlio della conducente, nipotino di Sabrina, di appena cinque anni. Stavano andando in un noto locale della zona, il Kinsale Irish Pub, gestito dal marito di una delle due sorelle.

Al volante della Mini Cooper un uomo di 45 anni, M.P., residente a Nettuno. La sua macchina, secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe schiantata sulla Kia. Trasferito anche lui in ospedale, è stato sottoposto ai test tossicologici e alcolemici di rito, per verificare l’eventuale presenza nel sangue di alcol e droga. Qualora i risultati si rivelassero positivi, la sua situazione potrebbe aggravarsi. Nel frattempo la Procura di Velletri ha aperto le indagini per omicidio stradale.

La dinamica dell’incidente

La Mini Cooper si sarebbe trovata a viaggiare contromano e non avrebbe rispettato una precedenza all’incrocio. È in quel momento che si è schiantata con la Kia su cui viaggiavano le due donne incinte e il bambino. Dopo lo scontro fra le due auto, la Kia fuori controllo ha terminato la sua corsa schiantandosi lungo un muro che corre perimetrale alla strada. Sul posto sono immediatamente arrivati i soccorsi. I vigili del fuoco hanno estratto dalle lamiere dell’automobile i corpi, ormai senza vita, di Sabrina Spallotta e del nipotino.

Gli operatori del personale sanitario del 118 hanno immediatamente soccorso i due conducenti: la donna, anche lei incinta, madre e sorella delle vittime si trova in condizioni molto critiche. Ferito gravemente anche l’uomo alla guida della Mini Cooper. La donna è stata trasferita d’urgenza a Roma, dove è arrivata con l’elisoccorso. Trasportata nell’ospedale di Aprilia, invece, il conducente dell’altra macchina.

Come sta la sorella alla guida rimasta ferita nello scontro di Nettuno

Dopo ore in osservazione, la sorella e madre della vittima si è svegliata. Si trova ancora in condizioni gravi, ma è stabile. In un primo momento medici e infermieri stavano valutando di svolgere un parto cesareo d’urgenza, ma al momento non sembra essere necessario. Una circostanza che non riesce ad aiutarla a sopportare il dolore della perdita della sorella gemella e del figlio di cinque anni.

Il cordoglio da amici, parenti e istituzioni

Non appena appreso di quanto avvenuto, in molti hanno deciso di manifestare la propria vicinanza nei confronti della famiglia colpita dai gravi lutti. Il comune di Nettuno affida qualche riga ai social network: “La Città è rimasta attonita e sgomenta, commentando nelle strade, nei luoghi di aggregazione, nelle parrocchie l’accaduto con indicibile sofferenza e sentito dolore, espresso individualmente ed anche collettivamente attraverso le reti sociali”. E ancora, parole di cordoglio sono arrivate dalla Protezione Civile di Anzio, dal Nettuno Calcio e dai tanti amici e parenti della famiglia.

“Non posso crederci, tutto sembrava andare per il meglio – scrivono alcune amiche di Sabrina – Ti ricorderò sempre con quel bellissimo sorriso, la vita ci stravolge con un attimo e solo ora mi rendo conto che non ho più la possibilità di quel famoso caffè che dovevamo prenderci insieme.

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