Attualità
“Condanna di tre anni: una storia di immoralità che scuote!”
Controllo Familiare e Vincoli Religiosi
Un uomo di 53 anni, D.E.D., ha subito una condanna a tre anni di carcere per maltrattamenti domestici, dopo aver imposto regole rigorose alla propria famiglia basate su una personale interpretazione dei principi religiosi dello Shabbat. Nonostante la sua posizione, che giustificava tali comportamenti in nome della religione, le autorità hanno riconosciuto che i suoi atteggiamenti riflettevano un fattore di controllo piuttosto che autentica spiritualità.
Regole Severe e Comportamenti Aggressivi
Le imposizioni dell’uomo erano severe e inflessibili: telefoni e televisioni dovevano rimanere spenti durante il sabato e le gonne corte per sua moglie e figlie erano da considerarsi come una manifestazione di immoralità. Il cinquantatreenne, di origine israeliana ma cittadino italiano, non si è limitato a parole: in caso di disobbedienza, non esitava a lanciare oggetti contro i familiari. Questo regime di terrore è continuato per vent’anni, fino all’intervento della Procura, come riporta il Corriere della Sera.
Esito Legale e Motivazioni della Sentenza
Il processo ha visto la Procura avanzare accuse decisive, che hanno portato alla condanna dell’imputato. Le indagini hanno dimostrato che D.E.D. non era guidato da autentici principi religiosi, un fatto confermato dal suo stesso lavoro il sabato, in contraddizione con le regole che imponeva ai propri cari. Ciò ha fatto emergere la reale motivazione dei suoi comportamenti: il bisogno di dominare la propria famiglia anziché una vera devozione.
La Ribellione della Moglie
La situazione di oppressione ha alimentato un crescente isolamento della famiglia, fino a quando la moglie ha deciso di chiedere aiuto. Rivolgendosi all’avvocato Anna Pinto, ha avviato il processo di divorzio e ha sporto denuncia nel 2018. Le restrizioni da parte del marito, incluse quelle che le vietavano di partecipare a importanti eventi familiari, come le nozze d’oro dei nonni, hanno spinto la donna a rompere il silenzio e a cercare una vita migliore per sé e i suoi figli.