Cronaca
Emergenza Caldaie: 350mila Impianti A Roma Senza Verifica!
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Con l’arrivo dell’inverno, è fondamentale non trascurare la manutenzione delle caldaie. In Italia, la legge stabilisce norme specifiche per il controllo degli impianti di riscaldamento, che sono estremamente diffusi nel nostro Paese. Si stima che le caldaie a gas superino i 19 milioni, di cui più di 7 milioni sono in funzione da oltre 15 anni. Focalizzando l’attenzione su Roma, i dati dell’Amministrazione Metropolitana evidenziano la presenza di circa 700mila impianti regolarmente registrati, ma si stima che circa 350mila non siano stati annotati, rappresentando così un potenziale rischio per la sicurezza. La manutenzione delle caldaie è un onere economico per molte famiglie italiane, con costi che oscillano tra i 90 e i 130 euro, ai quali si aggiungono le spese per i bollini di certificazione delle revisioni, che a Roma possono variare tra gli 80 e i 100 euro.
Sicurezza e spese per la manutenzione
Uno dei maggiori rischi connessi alla manutenzione delle caldaie è l’uso di impianti datati. Per sostituire una caldaia vecchia, le spese possono arrivare a 3.000 euro, e le operazioni di manutenzione, che comprendono sia interventi ordinari che straordinari, possono raggiungere i 500 euro. In molti casi, per risparmiare, gli utenti si rivolgono a tecnici non specializzati, spesso ignorando l’importanza di avere libretti e dichiarazioni di conformità. Questa scelta può comportare conseguenze gravi sulla salute a causa delle emissioni tossiche rilasciate da un impianto non funzionante correttamente.
Il censimento degli impianti e iniziative per la sicurezza
In provincia di Roma, ci sono all’incirca 200mila impianti registrati. Nel 2023, la Città Metropolitana ha raccolto 475mila euro per i controlli sugli impianti di climatizzazione e riscaldamento nei Comuni con meno di 40mila abitanti. Tuttavia, rimangono stimate circa 350mila caldaie non registrate. Per affrontare questa situazione, la Città Metropolitana ha avviato una campagna di sensibilizzazione per portare alla luce questi impianti e garantire maggiore sicurezza. A partire da novembre 2023, un nuovo accordo di collaborazione con il Campidoglio prevede controlli anche su impianti già registrati a Roma, concentrandosi sull’efficienza del servizio e rendendo sostenibili i relativi costi.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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