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Cronaca

Fiamme sul Passato: L’Auto di Massimo Vallati in Fumo a Corviale, L’Identità del Colpevole Scoperta!

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Fiamme sul Passato: L’Auto di Massimo Vallati in Fumo a Corviale, L’Identità del Colpevole Scoperta!

Un attacco intimidatorio contro Massimo Vallati, ex calciatore e leader del calcio sociale

Massimo Vallati, noto ex calciatore e ex sostenitore di squadra, è stato vittima di un atto intimidatorio che ha sollevato preoccupazione nella comunità di Corviale, un popolare quartiere alla periferia di Roma. Nella notte scorsa, davanti al centro sportivo Campo dei Miracoli, l’auto di Vallati è stata incendio. Il fatto è stato riportato dallo stesso Vallati attraverso i social media, supportato da immagini dell’accaduto.

La denuncia via social: un atto di sfida alla legalità

Attraverso un post su Facebook, Vallati ha reso pubblico l’incidente. Ha scritto: «Hanno dato fuoco alla mia macchina davanti al Campo dei Miracoli». Nella sua dichiarazione, ha sottolineato che questo gesto rappresenta un riconoscimento della sua attività e dei valori che promuove nel quartiere. «La cultura della giustizia spaventa davvero, ma noi sappiamo chi sono gli autori di questo gesto», ha affermato, esprimendo comprensione per coloro che vivono in condizioni difficili e sottolineando la necessità di cambiamento.

Un appello alle istituzioni e alla comunità

Vallati ha esortato i cittadini a non avere paura di denunciare atti simili e a ribellarsi contro la violenza. Ha enfatizzato che la vera vittoria si raggiungerà insieme, come comunità. Rivolgendosi alle istituzioni, ha chiesto un intervento immediato, sottolineando che il tempo per agire è ormai scaduto. «È il momento di attuare quanto concordato negli ultimi anni: agire ora», ha dichiarato, mettendo in evidenza l’urgenza della situazione.

La bellezza come risposta

Tra la rabbia e il dolore, Vallati ha fatto appello alla costruzione di bellezza e inclusione come risposta a questo attacco. Ha concluso il suo messaggio affermando: «Continuiamo a costruire bellezza, essa vince su tutto. Solo chi custodisce il bene può davvero trionfare». Questo episodio testimonia le sfide che affrontano coloro che si battono per la legalità nei quartieri più difficili, ma sottolinea anche la resilienza e la determinazione di chi opera per un cambiamento positivo.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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